Mosca: bombardieri nei pressi della costa dell’Alaska

La guerra in Ucraina ha raggiunto un tragico anniversario, segnando 800 giorni di conflitto che hanno lasciato un segno indelebile nel paese e nel mondo. Mentre il mondo osserva con crescente preoccupazione, nuove tensioni emergono con dichiarazioni incendiarie e mosse militari che alimentano ulteriormente il caos.
Mosca ha aggiunto una nuova dimensione alla già complessa situazione, annunciando che due dei suoi bombardieri strategici sono in volo nelle vicinanze della costa occidentale dell’Alaska. Questo gesto provocatorio ha scatenato una nuova ondata di preoccupazione per la sicurezza regionale, mentre gli Stati Uniti e i loro alleati monitorano da vicino lo sviluppo della situazione.
Le tensioni aumentano ulteriormente con l’allerta di Kiev, che ha esortato i cittadini a non recarsi in chiesa durante le celebrazioni pasquali, temendo possibili attacchi russi. Il presidente francese Macron ha anche gettato benzina sul fuoco, dichiarando che non escluderebbe l’invio di truppe di terra se la Russia dovesse violare il fronte.
La risposta del Cremlino non si è fatta attendere, con un’insolita durezza nel commento nei confronti di Macron, definendo le sue dichiarazioni come parte di un “ciclo settimanale”. La tensione è palpabile anche sul fronte italiano, con il ministro Salvini che, senza nominare direttamente Macron, ha sottolineato che l’Italia non invierà soldati nella regione.
Le accuse internazionali si intensificano con il Dipartimento di Stato americano che ha affermato che la Russia avrebbe fatto uso di armi chimiche contro l’esercito ucraino, un’accusa veementemente respinta da Mosca. Nel frattempo, i segni devastanti della guerra sono evidenti, con la città orientale di Chasiv Yar che appare completamente carbonizzata dopo mesi di bombardamenti incessanti.
Il presidente ucraino Zelensky ha fornito cifre allarmanti, rivelando che solo nel mese di aprile sono stati lanciati oltre 3.800 bombe e missili sull’Ucraina, evidenziando la gravità della situazione e l’urgente necessità di una soluzione diplomatica.

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