Vele, il dietrofront dopo il dramma: via gli accessi, non sarà più abitabile

La scelta nonostante in passato fosse stata scelta per ospitare i residenti sgomberati da altre strutture, il cambio di programma dopo il crollo

NAPOLI – Comincia una nuova vita per le Vele di Scampia. Comincia tardi, troppo tardi. E in parte smentisce quanto scelto in passato dalla pubblica amministrazione. Demolisce prima ancora che alcune strutture la strategia adottata fino al crollo che ha strappato la vita a tre persone e ne ha gravemente ferite 11. Nei giorni scorsi è stato chiesto, ma di fatto ordinato, ai residenti di prendere le loro cose e sgomberare gli alloggi in cui vivevano prima del disastro. Perché la Vela Celeste non è più abitabile, non lo sarà mai più abitata. E’ un posto che sarà destinato agli uffici pubblici, diventerà forse la sede della Città Metropolitana, e questo era nei programmi. Solo che fino alla maledetta notte del crollo del ballatoio chi stava intervenendo nelle Vele riteneva quei luoghi abitabili, addirittura un rifugio in cui allocare le persone fatte sgomberare dalle altre Vele abbattute o in via di abbattimento. La tragedia ha cambiato tutto. Forse anche i controlli successivi ad essa. E ieri il Comune di Napoli, guidato dal sindaco Gaetano Manfredi, ha annunciato l’inizio di una nuova fase: “Oggi la ditta incaricata sta effettuando l’abbattimento dell’ultima passerella di accesso dall’esterno della Vela Celeste (lato Vela gialla).In questo modo l’accesso all’edificio sarà possibile esclusivamente dall’area di cantiere che sarà chiusa e sorvegliata.

Le passerelle interne, invece, rimarranno al loro posto per consentire alle ditte incaricate di trasportare mobili e oggetti pesanti che famiglie sfollate non hanno potuto prelevare nelle scorse settimane quando hanno avuto accesso alle abitazioni”, hanno fatto sapere da Palazzo San Giacomo. L’edificio non sarà quindi più accessibile, le abitazioni non potranno più tornare a vedere persone al loro interno. Giusto, visto quanto accaduto. La domanda che resta è: perché non è stato fatto prima? Perché dal 2015 in avanti si è valutato che quell’edificio poteva ospitare le persone fatte uscire dalle Vele abbattute in attesa della trasformazione in sede dell’Ente intermedio e della realizzazione dei nuovi alloggi a impatto ambientale zero previsti dal progetto? Su questo si pronuncerà, con ogni probabilità, la magistrature che dal giorno dopo la tragedia sta indagando su quanto accaduto e ha acquisito le carte di Restart Scampia e di tutti i progetti e le ordinanze che hanno visto la luce nel corso degli anni scorsi. Eppure un primo sgombero in passato era stato già ordinato ma non è stato eseguito. I pm daranno risposte su tutto questo, ora l’amministrazione comunale fa segnare il cambio di rotta come è giusto che sia perché bisogna guardare avanti. Senza dimenticare che le persone che sono state sgomberate ora avranno bisogno di un nuovo alloggio, che va trovato, va trovato per davvero e in tempi accettabili. Perché non si aggiunga disastro a disastro. Perché Scampia possa rinascere davvero.

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