CASERTA – Una riunione cruciale per le sorti dell’amministrazione comunale. Perché se la consiliatura, iniziata nel 2021, potrà proseguire o meno il suo cammino, dipenderà anche dall’esito dell’incontro di ieri: in Prefettura, infatti, si è tenuto un comitato chiamato a valutare la relazione della commissione d’accesso inviata lo scorso agosto a verificare eventuali (o potenziali) ingerenze della criminalità organizzata nel Comune di Caserta.
Il team, composto dal prefetto Maurizio Masciopinto, ex questore di Venezia, dal viceprefetto aggiunto Laura Mattiucci, in servizio a Roma, e dal maggiore della guardia di finanza Gianfranco Mozzillo, che dirige il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli, aveva terminato il proprio lavoro a inizio febbraio e quanto raccolto è stato esaminato nelle scorse settimane dall’ufficio territoriale di governo. Ieri, come detto, si è tenuta la riunione conclusiva di questo lungo iter, in cui il prefetto Lucia Volpe, con il supporto di dirigenti e dei rappresentanti delle forze dell’ordine di Terra di Lavoro, ha stabilito se, a suo avviso, ci sono o meno gli estremi per chiedere lo scioglimento. Indicazione che verrà messa nero su bianco su una nuova relazione che approderà nelle prossime ore al Viminale. E il dicastero, guidato da Matteo Piantedosi, dovrà decidere – se sciogliere o meno Caserta per infiltrazione mafiosa – entro 3 mesi. Su quale sia l’indirizzo dato dal comitato di ieri c’è massimo riserbo. La certezza è che ormai il destino dell’amministrazione guidata da Carlo Marino non è più nelle mani di Caserta, ma in quelle della Capitale.
Ad innescare l’invio della commissione d’accesso è stata l’indagine coordinata dalla Procura di S. Maria Capua Vetere che ha coinvolto Massimiliano Marzo ed Emiliano Casale, mentre sedevano in giunta, il dirigente Francesco Biondi e altri 8 indagati. Un’attività investigativa, coordinata dal pubblico ministero Giacomo Urbano, che ha fatto emergere varie ipotesi di corruzione, falso e voto di scambio, con sullo sfondo, in alcune circostanze, la presenza di personaggi che potrebbero essere connessi al clan Belforte, impegnati nella campagna elettorale a sostegno della coalizione che ha poi vinto le Comunali nel 2021 (nell’inchiesta della Procura di S. Maria C.V. non è contestata alle persone coinvolte l’aggravante mafiosa).
Il team diretto da Masciopinto si è dedicato nel corso di questi ultimi sei mesi ad approfondire il business dei parcheggi: affare sul quale, questa è l’ipotesi, alcune organizzazioni criminali avrebbero provato a distendere i loro tentacoli condizionando l’operato del Comune. Nel mirino della commissione d’accesso anche alcuni lavori di riqualificazione urbana affidati dal Municipio negli ultimi anni e finiti a ditte che (direttamente e indirettamente) avrebbero connessioni con soggetti mafiosi. Nel dossier stilato dalla commissione ha trovato spazio anche l’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato a processo il già citato Biondi per corruzione con l’aggravante mafiosa: un iter giudiziario riguardante la realizzazione del parcheggio di via San Carlo, opera che, secondo l’accusa, sarebbe stata realizzata dall’imprenditore di Villa Literno, Michele Patrizio Sagliocco, ritenuto vicino al clan Zagaria.