Ho qualche anno sulle spalle e spesso gli spunti di riflessione arrivano quando meno te lo aspetti. A me, ad esempio, è capitato ieri sera a cena. A casa chiaramente, stante l’attuale zona rossa in Campania come misura di contenimento della pandemia Covid-19. E mi è capitato guardando la busta di arachidi che avevo comprato in un noto supermercato dalle parti mie. Mentre distratto aprivo le nocelle, infatti, ho notato che l’etichetta sull’involucro recitava “Arachidi guscio Egitto”. In pratica, c’è una nocciolina che è stata raccolta da braccianti nordafricani, è partita da un altro continente, ha attraversato il Mediterraneo e seguito rotte a me non note per finire tra le mie mani. E io non posso uscire dal mio Comune. La compagnia aerea di bandiera turca, la Turkish Airlines, sta promuovendo sui social le mete più belle del suo Paese con promozioni ad hoc. Istanbul e la Cappadocia a partire da 149 euro. Qui FORSE tra un mese avremo ancora la compagnia di bandiera ma non è detto (no, non è vero, ad Alitalia non è bastato il buco di 8 miliardi creato in 4 anni per fallire, come ricordano sul Corriere Milena Gabanelli e Fabio Savelli: è praticamente immortale). Certo, non rappresenta ad ora un volano di rilancio del nostro turismo. Cuba promette invece vaccini in ingresso ai turisti. Non è ancora ben chiaro in che modo, ma la notizia ha fatto il giro del mondo. Qui invece non solo stiamo accumulando un ritardo importante nelle vaccinazioni alla popolazione, ma per farci sentire abbiamo bloccato l’export di vaccini Astrazeneca verso l’Australia. E su Twitter gli Australiani hanno minacciato di boicottare la nostra pasta, arrivando addirittura a minacciare di fare la carbonara con la panna. Che poi, a dirla tutta, non dico vaccinazione in ingresso e via ma controlli sì, come negli altri Paesi dove l’ingresso con tampone è prassi. Li fanno negli aeroporti all’ingresso nel Paese e gestiscono con app per smartphone il periodo di isolamento. Si veda il Bahrain: prima di arrivare a Manama devi scaricare un’app, al tuo arrivo ti tamponano e con l’app ti comunicano quando sarai libero di uscire dal tuo albergo. Qui avevamo un’app di nome Immuni e ha fatto la “fine dei tracche”. Ricordo di contraltare quello che accadeva a Capodichino lo scorso agosto dove i tamponi sì, si facevano (e non stiamo a dire come), ma su base volontaria e solo per chi rientrava in Italia. I turisti avevano il lasciapassare di Vincenzo lo sceriffo: duro con i concittadini, morbido con gli stranieri. Sperando di trasformare il Cilento nella nuova Dubai. Del resto, De Luca è un visionario. Perché spaventare i turisti, in un Paese in cui il turismo nel 2018 rappresentava “appena” il 13 percento del Pil? Si pensi che solo nel 2019 l’Italia risultava essere il “quarto Paese più visitato al mondo” (stime Enit). Supponendo una politica di riapertura ad oggi del turismo in ingresso con scelte e politiche ad hoc, un simpatico turista di quelli tedeschi che siamo soliti bullizzare sottovoce con quei calzini bianchi coi sandali potrebbe arrivare a Firenze e scoprire che per una scelta del venerdì precedente gli Uffizi sono chiusi e i ristoranti pure. Potrebbe fare affidamento solo su una bella vacanza a Milano e in Lombardia per la quale attualmente il rosso sembra precluso a favore di arancioni rafforzati, arancioni con venature porpora, arancione spritz, lilla sfumati e rosa tenui. Una cosa del genere dovrebbe tipo farci salire sugli scudi, dovrebbe renderci il Paese capofila che chiede una soluzione non dico globale ma almeno comunitaria. E infatti, questa battaglia in Europa l’ha portata avanti… la Grecia. Che avrà anche problemi con la consistenza della pasta quando la lessa ma si è posta il problemino piccolo piccolo di un’altra estate come la precedente spiegando a Ursula von der Leyen che a quel punto tanto vale ammazzarli ora. In sintesi, ho l’impressione che l’Italia sia chiusa dentro sé stessa da un anno. Non entrate che è meglio. Non uscite che è meglio. E mentre sparati e sedicenti influencer italiani sul web mi raccontano di come è bello fare smartworking dalle Canarie, facendomi sentire povero e fesso, ripenso a quella nocciolina che nella sua vita ha visto più mondo di me negli ultimi due anni (tanto che Google Maps l’altro giorno mi ha scritto che nel mese di Febbraio ho scoperto un solo nuovo luogo: Villa Literno) e mi chiedo come sia possibile che – dopo oltre 365 giorni dal primo vicino che affacciato al balcone ha iniziato a stonare “Abbracciame ‘cchiu forte” di Sannino – non abbiamo ancora una benché minima e abbozzata idea di come rilanciare questo settore chiave dandovi una parvenza di normalità.