Erdogan risponde alle “minacce” ricevute dagli Stati Uniti

Teoricamente indipendente, la banca centrale turca ha resistito in queste ultime settimane alle pressioni per un aumento dei tassi

Foto Adem Altan / AFP in foto Erdogan

ISTANBUL (TURCHIA) (LaPresse/AFP) – Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha promesso di rispondere alle “minacce”. Minacce con cui gli Stati Uniti premono per la liberazione di un pastore americano detenuto in Turchia. Dimostrando di non aver alcuna intenzione di cedere nel braccio di ferro in corso con Washington. Le relazioni tra i due alleati della Nato sono precipitate al punto più basso da decenni. Ciò, per varie questioni fra cui l’arresto del pastore americano Andrew Brunson per accuse di terrorismo e spionaggio. Erdogan, mentre la lira turca è crollata, si è anche scagliato contro i tassi d’interesse: “Dovrebbero essere tenuti al minimo. Perché sono uno strumento di sfruttamento che rende i poveri più poveri, i ricchi più ricchi“, ha detto a Rize, sul mar Nero.

Teoricamente indipendente, la banca centrale turca ha resistito in queste ultime settimane alle pressioni per un aumento dei tassi

La lira ha registrato il suo record negativo in rapporto al dollaro, mentre la crisi bilaterale desta preoccupazione internazionale. Dall’inizio dell’anno, la lira turca ha perso la metà del suo valore rispetto al dollaro. Era scambiata a 6,43 per un dollaro alla chiusura di Wall Street venerdì, cioé il 13,7% in meno dopo aver perso fino al 24% nel corso della giornata. Lo scossone ha raggiunto le principali borse europee e il settore bancario.

Se loro hanno il dollaro, noi abbiamo Allah“, ha detto Erdogan, chiedendo ai turchi di non preoccuparsi e di convertire le proprie riserve di oro o di monete straniere in lira turca, per sostenere la valuta nazionale. Lo scambio di ritorsioni è cresciuto negli ultimi giorni, con dichiarazioni choc e con il raddoppio delle tariffe doganali americane su acciaio e alluminio turchi. Al cuore dello scontro c’è il destino del pastore americano, ai domiciliari da fine luglio dopo un anno e mezzo di carcere. Gli Usa chiedono la liberazione immediata, mentre la Turchia chiede l’estradizione di Fethullah Gulen, predicatore turco in esilio che Ankara ritiene l’architetto del fallito golpe del 2016.

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