Roma (LaPresse) – Il ‘Mondo di mezzo’ era un gruppo che utilizzava il metodo mafioso ma questo come gli altri gruppi inquisiti o condannati per associazione mafiosa, dai Fasciani agli Spada, ai Casamonica, non sono paragonabili a Cosa nostra, alla ‘ndrangheta o alla camorra. E Roma – ha affermato parlando con il Corriere – non e’ Palermo, ne’ Reggio Calabria ne’ Napoli. L’abbiamo sempre sostenuto, anche nel parere contrario allo scioglimento del Comune per mafia”. Così il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, in un’intervista al Corriere della Sera.
Il procuratore di Roma differenzia il sistema criminale romano dagli altri
A contraddistinguere la mafiosità del gruppo di Buzzi e Carminati è quindi “non il controllo del territorio, ma il controllo di un ambiente sociale, di alcuni settori dell’imprenditoria o della pubblica amministrazione, in questo caso alcuni Dipartimenti del Comune di Roma; che si è verificato non solo attraverso la corruzione praticata da Buzzi, ma con la “riserva di violenza” garantita da un personaggio dello spessore criminale di Carminati e dall’aggregazione di soggetti particolari”. “Questo – conclude Pignatone – l’aveva stabilito la Cassazione quando confermò gli arresti del dicembre 2014. La nostra elaborazione avanzata dell’associazione mafiosa era già basata su alcune pronunce della Corte suprema, che poi l’ha ribadita in altre sentenze. La corte d’appello ne ha preso atto e ha individuato un condizionamento di tipo mafioso”.