Addio professor Paolozzi: una vita di gentilezza, filosofia e passione civile

NAPOLI – Aveva 67 anni ed era un uomo meraviglioso. Se n’è andato all’improvviso ieri, in una assolata mattina di aprile, Ernesto Paolozzi, filosofo, esponente del liberalismo italiano, studioso di Benedetto Croce, professore universitario, ex consigliere comunale. Napoli, la sua amata Napoli, piange e ricorda la sua cultura, il suo acume, la sua ironia, la sua passione gentile per la libertà e per i giovani. Proveniva dalla celebre famiglia teatrale dei Di Maio. Fratello dell’attore Oscar e nipote dell’attrice Olimpia e del commediografo Gaetano Di Maio. Era un uomo gentile, garbato, perbene. Figlio del preside Mariano Paolozzi che da giovane fu deportato a Dachau, marito della preside Lea e papà affettuoso del nostro collega Mariano e di Federica, ha dedicato impegno e attenzione alla politica. E’ stato tra i fondatori napoletani del Partito democratico, negli anni Ottanta segretario del Pli e consigliere comunale di Napoli, molto legato al leader liberale Valerio Zanone. Allievo di Raffaello Franchini, è stato docente di Storia della filosofia contemporanea al Suor Orsola Benincasa. Esordì come borsista all’Istituto Italiano per gli Studi Storici, fondato da Croce. Fondò l’associazione “Amendola” e la rivista “Studi Critici”, ha scritto numerosi saggi e collaborato con diverse testate. Anche ‘Cronache’ ha avuto la fortuna di ospitarne idee e pensieri negli ultimi anni. Fu direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma per il triennio 1992-1995. Insegnò all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, di cui fu membro del comitato scientifico. Studioso di Estetica e di filosofia della politica, ha reinterpretato il liberalismo crociano in una prospettiva metodologica. Fraterno amico del professore dell’Università di Messina, Giuseppe Gembillo, insieme hanno avvicinato il pensiero di Croce a quello della Complessità di Edgar Morin, con il quale negli ultimi anni ha collaborato. “Non esistono principii assoluti, tranne il principio di libertà che, per sua natura, non ammette assoluti”, il suo aforisma-testamento. Amava la libertà, guardava agli ultimi, adorava il calcio e il Napoli in particolare. Significative le sue recenti riflessioni sui cambiamenti nel mondo dell’occupazione, legando la questione democratica con quella del lavoro e delle diseguaglianze. Il professore lascia un grande vuoto in quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo e il tempo di volergli bene. E per quello bastavano un attimo e un sorriso. Era un uomo meraviglioso.

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