ROMA – “A poco meno di un anno dalla presa del potere dei talebani, le loro spietate politiche stanno privando milioni di donne e bambine del diritto a vivere in modo sicuro, libero e prosperoso”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. “Considerate nel loro insieme, quelle politiche formano un sistema che discrimina le donne e le bambine in quasi ogni aspetto della loro vita. Ogni azione quotidiana – se andare a scuola, se e come lavorare, se e come uscire di casa – è controllata e fortemente limitata”, ha aggiunto Callamard. “Questa soffocante repressione aumenta ogni giorno. La comunità internazionale deve pretendere urgentemente che i talebani rispettino i diritti delle donne e delle bambine”, ha sottolineato Callamard.
“Amnesty International – si legge ancora -, ha sollecitato i talebani a cambiare radicalmente le loro politiche in modo da rispettare i diritti delle donne e delle bambine. I governi e le organizzazioni internazionali, compresi tutti gli stati membri delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza, dovranno rapidamente porre in essere una forte e coordinata strategia che convinca i talebani ad apportare questo cambiamento”.
“A poco meno di un anno dalla presa del potere dei talebani, le loro spietate politiche stanno privando milioni di donne e bambine del diritto a vivere in modo sicuro, libero e prosperoso”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. “Considerate nel loro insieme, quelle politiche formano un sistema che discrimina le donne e le bambine in quasi ogni aspetto della loro vita. Ogni azione quotidiana – se andare a scuola, se e come lavorare, se e come uscire di casa – è controllata e fortemente limitata”, ha aggiunto Callamard. “Questa soffocante repressione aumenta ogni giorno. La comunità internazionale deve pretendere urgentemente che i talebani rispettino i diritti delle donne e delle bambine”, ha sottolineato Callamard.
“Amnesty International – si legge ancora -, ha sollecitato i talebani a cambiare radicalmente le loro politiche in modo da rispettare i diritti delle donne e delle bambine. I governi e le organizzazioni internazionali, compresi tutti gli stati membri delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza, dovranno rapidamente porre in essere una forte e coordinata strategia che convinca i talebani ad apportare questo cambiamento”.
“Una missione di ricerca di Amnesty International ha visitato l’Afghanistan nel marzo 2022, nell’ambito di una più ampia indagine avviata nel settembre 2021 e terminata nel giugno 2022 – spiega ancora Amnesty Italia -. In tutto sono state intervistate 90 donne e 11 bambine, di età compresa tra i 14 e i 74 anni, residenti in 20 delle 34 province dell’Afghanistan. Dall’agosto 2021 i talebani sono l’autorità di fatto dell’Afghanistan. Nonostante gli iniziali impegni, espressi pubblicamente, a rispettare i diritti delle donne e delle bambine, i talebani hanno introdotto politiche di sistematica discriminazione nei loro confronti. In tutto l’Afghanistan le donne hanno reagito alla repressione con un’ondata di proteste. I talebani hanno risposto con intimidazioni, violenza, arresti arbitrari, sparizioni forzate e torture fisiche e psicologiche”.
“Le manifestanti non hanno accesso adeguato a cibo, acqua, ventilazione, prodotti igienico-sanitari e cure mediche. Al fine di essere scarcerate le donne vengono costrette a firmare un documento con cui s’impegnano, e impegnano le loro famiglie, a non prendere ulteriormente parte alle proteste e a non parlare del periodo trascorso in detenzione”, riporta Amnesty, aggiungendo poi che, secondo “quattro fonti interne alla direzione delle carceri”, i talebani “ricorrono sempre più agli arresti di donne e bambine per infrazioni minori alle loro norme discriminatorie, come quella che vieta di apparire in pubblico senza un mahram, ovvero un tutore di sesso maschile, o con un uomo che non sia un mahram”. Le donne arrestate per ‘corruzione morale’ sono sottoposte a isolamento, pestaggi e altre forme di tortura e sono detenute in condizioni inumane, in celle sovraffollate e con poco accesso al cibo, all’acqua e, nei mesi invernali, al riscaldamento.
(LaPresse)