Arezzo, autoriciclaggio: 13 misure cautelari e 14 società sequestrate

Operazione condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza

Guardia di Finanza
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

Arezzo (LaPresse) – Quattro imprenditori arrestati per autoriciclaggio, nove persone interdette dall’esercizio di attività imprenditoriali ed altre tre indagate. E’ l’esito di un’operazione condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Arezzo. Che sta eseguendo – su tutto il territorio nazionale – un’ordinanza di custodia cautelare personale, emessa dal Tribunale di Arezzo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 13 persone. Sono responsabili a vario titolo di un’associazione per delinquere, caratterizzata da “elevata spregiudicatezza negli affari”. Finalizzata alla commissione di reati tributari, bancari e di riciclaggio.

I militari delle fiamme gialle, durante l’operazione, hanno sequestrato 14 società, beni e marchi brevettari per un valore complessivo di circa 25,5 milioni di euro. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa. Che si terrà questa mattina, alle 11, nella caserma sede del comando provinciale della guardia di finanza di Arezzo. Alla presenza del procuratore capo di Arezzo e del comandante regionale della guardia di finanza in Toscana.

Chiesto il rinvio a giudizio per 14 persone a Firenze accusate di usura e riciclaggio di denaro delle ‘ndrine

La procura di Firenze ha chiuso le indagini e chiesto quindi il rinvio a giudizio per i 14 indagati dell’inchiesta ‘Vello d’Oro’, tra Calabria e Toscana. Che ha messo in luce un giro di usura nel comprensorio del cuoio, nell’Empolese e nel Pisano, e che nel febbraio scorso ha portato all’emissione di 11 misure di custodia cautelare in carcere e 3 ai domiciliari. Ne danno notizia alcuni giornali locali. I reati contestati a vario titolo agli indagati sono associazione a delinquere, estorsione, usura, riciclaggio e autoriciclaggio. Ad alcuni anche l’aggravante del metodo mafioso. Tra gli indagati figura anche Giuseppe Nirta, nipote e omonimo del boss della ‘ndrina ‘La Maggiore’ di San Luca (Reggio Calabria), ucciso nel 1995.

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