Arezzo, fatture false e riciclaggio per 30 mln: sgominata organizzazione

La Guardia di finanza di Arezzo, dopo complesse indagini dirette dalla procura della città toscana, ha scoperto e neutralizzato un’organizzazione criminale dedita al riciclaggio di denaro ed all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Arezzo, 10 ott. (LaPresse) – La Guardia di finanza di Arezzo, dopo complesse indagini dirette dalla procura della città toscana, ha scoperto e neutralizzato un’organizzazione criminale dedita al riciclaggio di denaro ed all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il gruppo, con base nel Valdarno, operava tra Toscana, Lombardia, Veneto, Lazio e Campania. Stroncato così un giro di fatture false che hanno permesso all’organizzazione di occultare al fisco oltre 30 milioni di euro. Le indagine sono partite da segnalazioni per operazioni sospette che riguardavano un imprenditore di origini campane, residente da tempo nel territorio del Valdarno. Le Fiamme gialle, analizzando i conti correnti, sia personali che delle aziende edili allo stesso riconducibili, hanno potuto così ricostruire un intreccio economico-finanziario tra plurime società, alcune realmente esistenti ed aventi operatività nel territorio nazionale, altre, invece, meramente cartiere, intestate a prestanomi, senza alcuna struttura organizzativa, create con lo scopo di emettere sistematicamente fatture per operazioni inesistenti, anche per ingenti importi che venivano poi utilizzate da aziende in difficoltà, in cerca di liquidità.

le indagini:

Complessivamente sono 24 le perquisizioni eseguite in più regioni, oltre 30 milioni di euro evasi al fisco e 30 le persone denunciate, a vario titolo, per reati fiscali e societari, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e bancarotta fraudolenta. Coinvolti anche due commercialisti, residenti in Campania, che procacciavano le imprese in difficoltà economica. Nel corso dell’indagine sono state rilevate anche numerose violazioni alla normativa antiriciclaggio, in ordine alle movimentazioni di denaro contante al di sopra della soglia consentita. Coinvolto anche di un funzionario di banca che ha omesso le comunicazioni obbligatorie previste dalla legge.

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