Assassino a 17 anni, l’allarme degli esperti: “Troppi modelli violenti”

Secondo la Procura il minore era alla guida dello scooter su cui viaggiava Di Balsamo durante il duello mortale con Tortora: entrambi deceduti

Foto LaPresse - Marco Cantile 27/03/2015 Acerra, Italia Cronaca Protesta dei lavoratori del Consorzio Unico di Bacino di Napoli e Caserta sul tetto del Comune di Acerra, incatenati alle antenne. Chiedono le spettanze arretrate.

NAPOLI – E’ stato trasferito a Nisida il 17enne di Acerra colpito da un decreto di fermo per il duplice omicidio di Vincenzo Tortora e Pasquale Di Balsamo. Prevenzione e scuola, famiglia. E’ quello che occorre, secondo educatori ed esperti del settore, per un cambio di rotta nella dilagante violenza in atto tra i giovani a Napoli e provincia. Per Emanuele Esposito, già direttore del Centro di Prima Accoglienza dei Colli Aminei con annessa comunità per area penale “di base c’è un modello, un substrato, molto pericoloso. Modelli violenti con cui i giovani interagiscono e sfidano i contesti sociali ispirandosi a modelli culturali delinquenziali. I ragazzi escono con pistole e coltelli perché pensano che sia il loro modo per difendersi sia solo questo. Modelli di tipo camorristico perché quello che manca è un intervento di prevenzione primaria con una carenza di educatori di strada”.

La movida napoletana di recente ha visto il moltiplicarsi delle forze dell’ordine nei controlli dei luoghi considerati più a rischio: “Non bastano decine di carabinieri e polizia per strada che addirittura svolgono un lavoro sociale – sottolinea Esposito – ma c’è bisogno di una unità operativa di strada con funzioni di prevenzione. Servono interventi di formazione alle responsabilità sociali e di orientamento pedagogico sano, altrimenti resta solo lo strumento repressivo e giudiziario. Bisogna investire molto in cultura dell’educazione e in prevenzione primaria, cioè in volontari, educatori, persone del quartiere, riattivando così quelle unità di strada a fianco del bisogno”. E’ sulla prevenzione che spinge anche l’avvocato Mario Covelli, presidente della Camera Penale Minorile: “Se si facesse prevenzione non avremmo ragazzi che andrebbero in tribunale per essere giudicati.

Io non sono preoccupato per il predominio della criminalità organizzata in determinate zone, io sono preoccupato del consenso che la malavita gode in certi quartieri. Questo succede perché la criminalità si sostituisce allo Stato dando un lavoro (nelle piazze di spaccio per esempio), presta i soldi, assegna gli alloggi e fornisce assistenza. Per prima cosa, pertanto, occorre spezzare il consenso più che limitare il predominio. La legge, poi, impone il monitoraggio dei servizi sociali che dovrebbero riferire su famiglie e minori a rischio. Io non so a Napoli in che misura questo avviene. Questo tipo di indagine non va lasciata alla criminalità organizzata. Altro punto fondamentale è l’inadempienza della scuola. Se un ragazzo abbandona la scuola starà all’angolo della strada: nella migliore delle ipotesi farà parte di una baby gang, in quella peggiore entrerà nella camorra. Finché ci saranno disfunzioni dell’educazione familiare e disfunzioni della scuola ci saranno ragazzi pronti a sparare. Tutti i minorenni nascono innocenti, siamo noi che li rendiamo colpevoli”.

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