Atletica, al via i Mondiali: l’Italia si aggrappa a Jacobs e Tamberi

Sessanta azzurri, ventinove uomini e trentuno donne, a Eugene per coronare il loro sogno americano.

Gianmarco Tamberi, of Italy poses with his gold medal for the men's high jump at the 2020 Summer Olympics, Monday, Aug. 2, 2021, in Tokyo. (AP Photo/Charlie Riedel)

TORINO – Sessanta azzurri, ventinove uomini e trentuno donne, a Eugene per coronare il loro sogno americano. Gli Usa si apprestano a ospitare i Mondiali di atletica, in programma tra il 15 e il 24 luglio, per la prima volta nella loro storia. In Oregon sono attesi quasi 200 atleti provenienti da 192 paesi. Non ci saranno però russi e bielorussi dopo il ban imposto dalla World Athletics, la federazione internazionale di atletica. In Italia, inevitabilmente, i riflettori sono puntati su Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, il più veloce e il più in alto da quella magica notte del 1° agosto a Tokyo: ipotizzare un bis iridato però è alquanto complicato, visto che entrambi si presentano sul suolo americano alle prese con acciacchi e prestazioni non all’altezza. Alle ultime Olimpiadi la spedizione azzurra ha compiuto un exploit portando a casa cinque medaglie d’oro, includendo anche la staffetta 4×100 maschile e il trionfo nella 20 km di marcia di Massimo Stano e Antonella Palmisano. Senza quest’ultima, ferma per una infiammazione all’anca, e con Jacobs e Tamberi circondati da diversi punti interrogativi, quello di Eugene si presenta come “un Mondiale complesso”, ha ammesso in sede di presentazione il direttore tecnico delle squadre azzurre Antonio La Torre. “Ho letto le parole di La Torre che ha detto di non fare isterie se non dovessero arrivare medaglie e ha ragione – ha aggiunto a tal proposito il presidente del Coni Giovanni Malagò a margine della presentazione dello studio ‘I numeri dello sport. Dopo il Covid da dove ripartiamo’ – Bisogna tener conto di una serie di fattori: Palmisano fuori per infortunio, sappiamo bene quello che è stato il percorso di Jacobs degli ultimi mesi, Tamberi ci ha abituato a sorprese incredibili, ma non è una scienza matematica. Però Dallavalle nel triplo e la Fantini nel martello ci fanno ben sperare”.

L’avvicinamento del campione olimpico dei 100 metri al Mondiale è stato travagliato, tra infortuni e acciacchi vari che gli hanno impedito di competere con i suoi rivali. “Oggi sono al 97%, il giorno prima della gara sarò al 98%, per la batteria al 99% e per la finale al 100%. Sono qui e adesso mi butto, sono venuto a Eugene per giocarmi tutte le mie carte – dice Jacobs in vista del debutto, in programma nella notte tra venerdì e sabato – La voglia di gareggiare è tantissima, se sono qui è perché negli ultimi giorni abbiamo avuto buoni riscontri in allenamento, dal punto di vista fisico, tecnico e cronometrico. Lo ammetto: per come stavo a Stoccolma a fine giugno, mai avrei pensato di essere qui ai Mondiali. Ma il fastidio che mi ha costretto a saltare quella gara è andato via gradualmente, ora è sotto controllo, ieri abbiamo anche provato le partenze dai blocchi sui 30 metri: lo abbiamo gestito e stiamo continuando a farlo. È un dolore che viene da una problematica della schiena e non da un problema muscolare: ce l’ho da quando sono bambino, ogni tanto salta fuori”. Due sprint a Savona (9″99 ventoso in batteria, 10″04 in finale), altrettanti agli Assoluti di Rieti (10″17 e 10″12), in una stagione all’aperto tribolata, segnata dalle rinunce a quattro tappe della Diamond League: la batteria dei Mondiali nella notte italiana tra venerdì e sabato (dalle 3.50) sarà la prima uscita all’estero nei 100 metri dopo il trionfo di Tokyo con il primato europeo di 9″80. “Col senno di poi qualcosa negli ultimi tempi si poteva evitare, ma a che serve ragionarci adesso? Non rimpiango niente, nella mia carriera nulla è stato facile: spero che continui a essere difficile per poi portare a casa i risultati. Eugene sarà come il vero esordio – sottolinea l’azzurro delle Fiamme Oro allenato da Paolo Camossi – l’ultima cosa che farò sarà pensare al tempo o a quello che fanno gli avversari. Metterò in campo tutta la mia determinazione per passare i primi due turni, uno alla volta, e giocarmi tutte le mie possibilità in finale”.

Prima di Jacobs inaugurerà la pedana dell’Hayward Field ‘Gimbo’ Tamberi, atteso già venerdì (alle 19.10 italiane) per la qualificazione nel salto in alto. “Con la maglia azzurra addosso mi trasformo e non sento più nulla, nemmeno il fastidio che mi ha accompagnato in queste settimane alla gamba di stacco – ha raccontato alla vigilia il capitano azzurro – Ormai ho accettato il dolore, voglio solo concentrarmi sul mio salto, senza pensare ad altro. Ho fatto di tutto per risolvere, anche spostare la mia partenza per gli Stati Uniti, e devo ringraziare la Federazione per avermi supportato in tutto. È emerso tutto a Ostrava, quando ho saltato 2,30, ed oggi mi sento più forte che in occasione di quella gara”. La vigilia del Mondiale è stata agitata anche dalla notizia del divorzio con il papà-allenatore, che comunque seguirà Gianmarco ancora nella rassegna iridata. Decisivo in tal senso l’intervento del numero uno della Fidal Stefano Mei. “Non mi risulta ci siano state liti familiari, anzi. Quello che è successo al momento non è nei miei pensieri, non può esserci spazio per questo: devo rimanere concentrato sulla gara, sulla mia tecnica di salto, sull’obiettivo che mi sono posto, ho bisogno di ogni energia per farcela, non posso distrarmi – ha concluso – Sono un guerriero, in campo lotterò fino alla fine, senza pensare al dolore, o agli avversari. La testa sarà solo sul mio salto”.

Alle spalle dei leader Jacobs e Tamberi c’è comunque un intero movimento che sta crescendo e va a caccia delle luci della ribalta negli Usa: dalla promessa Mattia Furlani, che ha incantato agli Europei U18, alla figlia d’arte Larissa Iapichino, senza dimenticare Sara Fantini nel martello e Gaia Sabbatini nei 1500 metri, la pattuglia azzurra vuole lasciare un segno. E dimostrare che i Giochi giapponesi non sono stati un semplice exploit.

LaPresse

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