Banche, effetto M&A sugli sportelli: in calo del 27,4% dal 2011

La contrazione degli sportelli bancari è un fenomeno che, dal 2011 al 2019, ha colpito tutti i ventisette Paese dell’Unione europea, con una riduzione complessiva del 26,8%, seppure in modo differente

MILANO – Sempre meno sportelli bancari in Italia: un fenomeno che risulta più marcato nello Stivale che nella media dei Paesi Europei. E’ il Centro Studi Orietta Guerra del sindacato Uilca a posare la lente sul fenomeno. In meno di dieci anni in Europa gli sportelli sono diminuiti del 26,8% in Europa, a fronte di un maggior calo del 27,4% nel Belpaese. A pesare, per la sigla sindacale, è l’effetto aggregazioni e digitalizzazione.

La contrazione degli sportelli bancari

La contrazione degli sportelli bancari è un fenomeno che, dal 2011 al 2019, ha colpito tutti i ventisette Paese dell’Unione europea, con una riduzione complessiva del 26,8%, seppure in modo differente. In Spagna -40,1%; in Germania -29,3%, mentre in Italia -27,4% e in Francia -6,8%. Nello stesso periodo in Europa i dipendenti bancari sono diminuiti del 15,48%. In Italia il calo è dell’11,42%. I motivi sono molteplici, ma due i fattori che hanno impattato maggiormente: le fusioni e la digitalizzazione.

Dal 2015 al 2020 in Italia – fa notare il sindacato che rappresenta i lavoratori del credito, esattorie e assicurazioni – si è registrata una contrazione degli sportelli del 22,4% e i dipendenti hanno subito un calo del 9,1%.

L’allarme lavoro

Da Fulvio Furlan, segretario generale Uilca arriva poi l’allarme lavoro. “Agli sportelli bancari è sempre stato legato il destino dell’occupazione del settore. – dice – A questo evidente problema si aggiunge che la loro continua chiusura porta alla desertificazione bancaria di interi territori,con ricadute estremamente pesanti in termini sociali ed economici per la mancanza di intermediatori del credito, legali, affidabili e regolati.Il Sud Italia, ad esempio, pur avendo meno sportelli, ha registrato una contrazione quasi pari al Centro e al Nord, che ne hanno molti di più”.

La situazione in Italia

“In Italia si spenderanno 248 miliardi nei prossimi anni grazie al Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per modernizzare il Paese,migliorare le infrastrutture,anche digitali,e attuare la transizione energetica. Il sistema bancario deve affrontare questa sfida con lungimiranza, senza logiche speculative prive di prospettiva,legate alla riduzione dei costi per la chiusura di sedie sportelli o a fusioni pensate solo con riferimento alle agevolazioni fiscali e al ritorno per gli azionisti”, conclude Furlan.

In venti anni – ricostruisce il sindacato – si è assistito a un incremento della percentuale di asset complessivi detenuti dai primi cinque gruppi bancari rispetto agli assetto tali di ciascun Paese riducendo,di fatto,la concorrenza nel settore bancario. In Italia nel 2000 le prime cinque banche detenevano il 22,7% degli asset; nel 2019 il 47,9% di tutti gli asset bancari.

Una funzione da potenziare

Per Uilca “considerando le specificità di questa fase storica e le peculiarità dell’Italia, uno dei Paesi al mondo con l’età media più elevata e dove la ricchezza è detenuta soprattutto da persone anziane, è necessario modulare l’accesso ai servizi bancari in base alla tipologia di clientela presente nei vari territori. Per questo gli sportelli bancari oggi hanno una funzione che va potenziata con la personalizzazione dei servizi e l’introduzione di nuove attività”.

La richiesta di Furlan è che “il sistema bancario e le banche si strutturino “per sostenere lo sviluppo del Paese, al servizio di territori, famiglie e imprese e fornire servizi sempre più diversificati e professionali ampliando le attività che svolge. Facendo formazione continua e nuova occupazione”.

(AWE/LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome