Barbera e champagne

Quelli con i capelli ormai canuti ed un po’ di primavere alle spalle, forse ricorderanno il motivo di una canzone di Giorgio Gaber incisa nel lontano 1972: vi si narra la storia di due uomini che bevono per annegare il ricordo di un amore perduto. Uno, da proletario, sorseggia un bicchiere di Barbera, l’altro, agiata persona, beve champagne. Ancorché di condizioni socio economiche diverse, ciascuno adotta lo stesso metodo – quello etilico – per dimenticare. Una rimembranza giovanile che sovviene allorquando si legge il recentissimo decreto con il quale il governo stabilisce di parificare la tipologia di tamponi per accertare la presenza, nel sangue del paziente, degli antigeni del virus della Sars Cov2. In breve: la legge parifica la valenza diagnostica del tampone antigenico cosiddetto “rapido” con quella del tampone bio molecolare, eseguito, quest’ultimo, con la tecnica PCR (reazione polimerasica a catena). In soldoni: si parifica un test adottato per la routine quotidiana con quello analitico molecolare, rendendoli equipollenti,ovvero validi per “liberare” i malati dalla quarantena, oppure per erogare, ai non contagiati, il certificato verde (leggasi Green Pass). Un errore enorme, quella di cui stiamo parlando, sotto ogni profilo anche epidemiologico. Lo stesso, non sappiamo se indotto da circostanze politiche oppure frutto di superficialità, compiuto dal generale Francesco Figliuolo commissario per l’emergenza pandemica, quando ha deciso di allinearsi alla tesi di equiparare i due modelli di test senza un minimo di autonomia. Il che trasforma il nostro ufficiale in una vuota appendice esecutiva. Per chiarire bene al lettore lo stato dell’arte e la grossolanità della decisione presa, occorre precisare che il tampone rapido ha una sensibilità non superiore al 65-70% ed un grave limite nel “cut off”, vale a dire la soglia limite oltre la quale il paziente si mostra positivo. Ne consegue che un utente già affetto dall’infezione virale che però non abbia raggiunto tale limite minimo di concentrazione del materiale virale, risulterà negativo al test. In tal modo, se ne potrà andare in giro convinto di non essere veicolo di affezione virale nel mentre potrà contagiare tutti quelli con i quali avrà avuto contatti. Viceversa il test bio-molecolare ha una sensibilità del 99% ed è in grado di evidenziare anche quantità infinitesimali di materiale virale in circolo. A questo modello di tampone non si sfugge, anzi se il molecolare ha un limite è proprio quello di evidenziare anche le microscopiche quantità di materiale virale presenti nell’organismo, ancorché questo non sia più attivo. Non si comprende come da un lato si inaspriscano le norme di protezione col Super Green Pass, l’obbligo vaccinale per gli over cinquanta, la mascherina Ffp2, e dall’altro si abbassino i livelli di controllo diagnostico della pandemia virale. La gente non comprende perché ignara, nel mentre una pletora di soggetti non abilitati imperversa e si cimenta nella determinazione del tampone che sarà pure rapido ma richiede precisa accuratezza nel prelievo microbiologico del materiale da sottoporre, poi, a “verifica” antigenica. La vendita di quel tipo di test nei supermercati e la pratica del “fai da te” imbastardisce l’accuratezza dei prelievi e l’imperizia si somma ai limiti tecnici e diagnostici insiti nei tamponi rapidi. Insomma l’impressione che se ne trae è quella di una profonda confusione e negligenza nella conduzione della strategia per arginare la diffusione del Covid e monitorare con esattezza l’andamento epidemiologico della malattia. Il tutto mentre è alle porte un ulteriore mutazione: un’ibridazione tra le varianti Delta e Omicron, detta Deltakron che, isolata a Cipro, si diffonderà ben presto in tutta l’area mediterranea. Di positivo c’è da segnalare la progressiva diminuzione dell’azione letale del morbo che più si trasmette da una persona all’altra più perde la carica patogena originaria: si “addomestica”, insomma, innanzi alle difese anticorpali sollecitate dalla terapia genica ( vaccini ). Un mutuo riconoscimento del virus verso l’organismo umano e di questi nel sapersi difendere. Dipende da questo adattamento reciproco il fenomeno epidemiologico che mostra come la curva degli infetti si sia innalzata mentre resta a bassi valori quella che segnala i casi gravi e mortali. Quanto il numero dei malati, che ormai raggiunge il 16% dei testati, stia influenzato dall imperizia e dai limiti del test rapidi, non è dato sapere. Certo è che di tutto avevamo bisogno, in questa pandemia, quanto di un ulteriore elemento di incertezza e di indeterminazione. Nei prossimi anni dovremo imparare a convivere con questo virus , con richiami periodici di vaccino. Ed allora meglio lo champagne (il molecolare) che il Barbera (il test rapido) per capirne di più.

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