Boss in cella, l’Alleanza si sfalda

I Mallardo e i Licciardi senza reggenti che fanno parte della famiglia

Maria Licciardi condannata per la prima volta come boss
Maria Licciardi condannata per la prima volta come boss

NAPOLI – Un pezzo da novanta dell’Alleanza di Secondigliano. Un’eminenza grigia, un mediatore è un consigliere. Nessun legame con il mondo degli stupefacenti, nessun omicidio. Nel suo curriculum criminale ci sono principalmente dei sequestri di persona. È questo il profilo di Oreste Comite, il cui nome spunta fuori, dopo anni di silenzio, dalle pagine delle misura che ha colpito Maria Licciardi, arrestata perché ritenuta il capo di quella porzione del maxi cartello che ha la sua base nella Masseria Cardone di Secondigliano. Comite viene citato dagli inquirenti, ma la sua voce è stata anche immortalata in varie intercettazioni, quelle che stanno alla base del provvedimento che ha colpito la piccerella sorella dei boss Gennaro, Pietro e Vincenzo Licciardi, dei quali aveva raccolto il testimone. Ma è proprio la presenza di Comite alla corte della Masseria, lui che è ritenuto un uomo di vertice della cupola Giuglianese, che ha dato agli inquirenti materiale su cui lavorare. Ma un uomo presente con i Licciardi da molti anni. Fu documentata una visita di Paolo Abbatiello e Alessandro Buoniconti a Sanremo, dove Comite si trovava, mentre erano impegnati nell’individuazione di un’abitazione-rifugio per l’allora latitante Vincenzo Licciardi nella cittadina di Chevalier Sur Mer, in territorio francese. Era il 2006 e il capo della Masseria avrebbe trascorso ancora un paio d’anni di latitanza, fino alla cattura a Pozzuoli, il 7 febbraio 2008. L’ipotesi è di quelle suggestive e parla di un’Alleanza di Secondigliano sfaldata e dei Mallardo in netta difficoltà. Il gruppo giuglianese si ritiene ancora controllato da Giuseppe Dell’Aquila, cugino dei fratelli Giuseppe e Francesco Mallardo. Ma Peppe ‘o ciuccio è detenuto, così come Giuliano Amicone e gli altri reggenti che si sono succeduti sul trono dei Carlantonio.

I Mallardo sono tutti detenuti, così come i Licciardi che, perdendo Maria avrebbero cominciato a nuotare in acque profonde. Un’analisi che parte da alcuni personaggi chiave, dunque. In primis Giuseppe Dell’Aquila che fu arrestato il 25 maggio 2011 a Giugliano. È tra i fondatori dell’Alleanza di Secondigliano e di lui hanno parlato numerosi collaboratori di giustizia, come Salvatore Giuliano, fratello di Luigino, che indicò Peppe ‘o Ciuccio come un feroce “killer dei Mallardo, per conto dei quali avrà commesso un centinaio di omicidi”.

Un altro è Luigi Diana pentito dato in quota Casalesi che di Dell’Aquila disse: “Aveva un ruolo di primo piano, tanto che, davanti a lui, vi erano solo i cugini Peppe e Ciccio Mallardo. Era più potente di Feliciano. Godeva di molto rispetto da parte dei clan napoletani ed, in particolare, dei Contini. ‘O Ciuccio era quasi sempre presente alle riunioni di vertice tra gli esponenti dei vari clan camorristici in quanto aveva un ruolo molto importante all’interno del clan. Gestiva il gruppo di fuoco […]. Per fare un esempio della ‘forza’ di Peppe Dell’Aquila cito un episodio: negli anni 1989-1990, aveva una relazione con una sorella dei Giuliano e, a causa di ciò, ottenne che i Giuliano non fossero sterminati dai Mallardo-Contini-Licciardi nel corso della guerra di camorra”. Criminalità ma non solo. Gaetano Vassallo raccontò inoltre che Dell’Aquila avrebbe dato ordine, dopo il fallimento del Giugliano, di mantenere in vita la squadra, poi sequestrata. Le fasi alterne di Giugliano sono state raccontate a Maria Licciardi proprio da Oreste Comite. Dopo l’arresto di Stefano Cecere, la reggenza del clan Mallardo fu assunta da Giuliano Amicone e Domenico Pirozzi. Furono loro i capi, fino alla data dei loro arresti. C’è una conversazione avvenuta tra Comite e la Licciardi, a proposito dei rapporti con gli esponenti del clan Mallardo dalle loro parole si comprende come sia Amicone che Pirozzi avessero evitato di incontrarsi con Maria Licciardi, per il timore di eventuali indagini.

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