Caccia a Messina Denaro: nel 2016 il blitz in un casolare per catturarlo, ma il covo era vuoto

Ad innescare l'incursione nella struttura di John Lippo una frase pronunciata in auto da Francesco Catalanotto

LaPresse04-07-11

E’ un fantasma. C’è, forse è in Sicilia, magari si nasconde vicino casa, ma non si fa vedere. O almeno non da tutti. Matteo Messina Denaro è irrintracciabile dal 1993. E a tenere in mano le redini di Cosa nostra ci sarebbe ancora lui.

Dalle carte dell’inchiesta che hanno portato al recente arresto cautelare di Francesco Catalanotto è emerso che il boss, nel 2016, avrebbe avuto un contatto diretto con l’imprenditore. A puntellare la tesi degli investigatori c’è un’intercettazione. “Matteo susiti”, avrebbe detto Catalanotto nella sua auto. Il gps posizionato sulla vettura monitorata era nei pressi di un caseggiato in contrada Fontanelle di Campobello di Mazara.

Ascoltata quella frase, era il 24 marzo di tre anni fa, gli inquirenti ordinarono il blitz: ma nella struttura non fu trovato nessuno. Il casolare è risultato essere di proprietà di Jonn Luppino, secondo la Dda vicino al cognato della primula rossa, Saro Allegra.

Il cerchio intorno al latitante di Cosa nostra si sta stringendo. Le indagini e gli arresti stanno tagliando la rete di protezione e sostegno che garantisce da anni a Messina Denaro di vivere all’ombra, nascosto.

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