Calenda sul piede di guerra, nessuno sconto a Di Maio: “Su Whirlpool sapeva, si dimetta”

L'ex ministro: "Se sapeva, come io credo, ha mentito ai lavoratori e all'Italia. Se non l'ha fatto lo dimostri in Parlamento, altrimenti deve dimettersi"

in foto Carlo Calenda

ROMACarlo Calenda, ex ministro alle Attività produttive, è sul piede di guerra: sulla vicenda Whirlpool nessuno sconto al vicepremier Luigi Di Maio che sapeva tutto e ha taciuto. Giorni di scandali in salsa italiana, continua a tenere banco anche la vicenda Csm con l’ex ministro Luca Lotti che si è autosospeso dal Pd.

Caso Whirlpool

Resta avvolta nel mistero la posizione di Di Maio: sapeva, come insinuano i più, dopo aver ricevuto una lettera agli inizi di aprile, in piena campagna elettorale per le Europee, che la Whirlpool non era più in grado di sostenere l’impegno preso ad ottobre 2018 di investire 17 milioni di euro nello stabilimento di Napoli?

Richiesta di dimissioni

Sembra chiaro che Di Maio sia in forte difficoltà sul caso Whirlpool di Napoli e che Calenda voglia metterlo sullo graticola parlamentare e portarlo alle dimissioni. “Luigi Di Maio, ecco tradotta in italiano l’inchiesta di ‘Politico Europe’ in cui ci sono le prove di quello che diciamo da giorni – spiega l’ex ministro -. Sapevi da aprile della chiusura dello stabilimento Whirlpool di Napoli e hai mentito ai lavoratori e al Paese. Ora ci sono due opzioni, o ti difendi delle accuse nell’Aula del Parlamento e dimostri, non so come a questo punto, che non hai mentito oppure ammetti di aver mentito, chiedi scusa e ti dimetti immediatamente”.

L’opposizione alla politica del ‘due pesi due misure’

Calenda non le manda a dire e ricorda ai grillini e al loro capo politico che laddove la vicenda avesse riguardato il ministro di un altro partito, di centrosinistra per esempio, sarebbe scoppiato il putiferio. “Ci vediamo presto in Aula”, la promessa.

Lo scandalo Csm

A far discutere negli ultimi giorni non c’è solo la vicenda Di Maio-Whirlpool-Calenda, ma anche quella relativa allo scandalo Csm che ha visto prima le dimissioni di alcuni consiglieri e, ieri, l’autosospensione di Lotti dal Pd ‘benedetta’ da Calenda. “Non perché abbia commesso un reato – ha spiegato l’ex ministro –, cosa a cui non credo, ma perché ha tenuto un comportamento eticamente sbagliato. Non si organizzano incontri per influenzare le nomine delle procure dalle quali si è indagati. È una cosa che, semplicemente, non si fa. Adesso però – ha chiosato – quello che serve è una profonda riforma del Consiglio superiore della magistratura”.

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