Camorra casertana, lettere e chiamate dal 41bis: Belforte è ancora pericoloso

MARCIANISE – Domenico Belforte, capoclan dei Mazzacane, non lascerà il 41 bis: il Tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto il reclamo che la difesa del mafioso aveva presentato contro la proroga del regime di carcere duro richiesta dal ministero della Giustizia. A spingere i giudici della Capitale a ritenere giusta la scelta di tenere il boss nel reparto di massima sicurezza è la sua capacità di mantenere ancora contatti con gli altri affiliati. In un regime detentivo più leggero, Belforte sarebbe in grado di riallacciare in modo costante rapporti con l’associazione mafiosa di appartenenza da cui non si è mai realmente distaccato. E già dal 41 bis, infatti, il capoclan aveva provato ad entrare in contatto con Filippo Petruolo. Come? Nel giugno dell’anno scorso, dice la Direzione nazionale antimafia in una nota inviata ai carabinieri di Cuneo, gli aveva inviato una lettera dove ha paventato la responsabilità di tale Giovanni Santinicola nell’assassinio della madre, Vincenza D’Alessandro, dicendosi anche pronto a far ritrovare il corpo della donna per darle degna sepoltura. Quella lettera, indirizzata al carcere di Spoleto è stata trattenuta. Se fosse arrivata nelle mani di Petruolo, affiliato al clan, sostiene l’autorità giudiziaria, questi avrebbe potuto usare quelle informazioni in sede processuale per sviare le indagini.
Belforte ha usato ciò che aveva appuntato nella missiva anche per tentare di convincere i giudici a revocargli il 41 bis. Per dimostrare la sua ‘non pericolosità’ ha pure sostenuto che i recenti arresti hanno ormai “polverizzato” il sodalizio da lui guidato, favorendo l’ascesa del clan antagonista (i Piccolo-Letizia). Il boss si ritiene, inoltre, estraneo, insieme alla moglie, rispetto all’assassinio della sua ex amante, Filomena Gentile (delitto per il quale proprio insieme alla consorte è stato condannato con sentenza irrevocabile). Il boss, inoltre, si è giustificato degli episodi violenti di cui si era reso protagonista in prigione associandoli a periodi di violenta crisi.
Nell’analizzare il caso Belforte, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha messo a disposizione del Tribunale di sorveglianza, che era stato chiamato a decidere sul prolungamento del regime di 41 bis, anche una sua conversazione con la nuora Giovanna Allegretta, datata 23 maggio 2023. Il mafioso, consapevole che la chiamata fosse registrata, le dice di far sapere a tutti quelli che sarebbero andati a casa loro che lui si è dissociato. In questo modo, secondo gli inquirenti dell’Antimafia, attraverso la nuora era riuscito a veicolare direttive dal carcere a chi era libero e attendeva ordini.
Ma per i magistrati, quella comunicata ad Allegretta è una dissociazione strumentale e anche le sue presunte confessioni sul delitto di D’Alessandro avrebbero come fine solo quello di agevolare le proprie condizioni carcerarie. Inoltre, ha sottolineato il Tribunale di sorveglianza, Belforte risulta connesso a logiche criminali e considerato tuttora come il capo della cosca dei Mazzacane. Tutto questo rende per i giudici attuale la sua pericolosità e l’unico regime detentivo che gli può essere applicato è il 41 bis.

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