Caos ArcelorMittal: i vertici dell’azienda incontrano il premier Giuseppe Conte

(Photo by Tiziana FABI / AFP)

TARANTO – Ex-Ilva, ArcelorMittal, governo. La tensione sale dopo la decisione del colosso delle acciaierie di ritirarsi dall’acquisizione dell’azienda che vanta su Taranto oltre 8mila dipendenti. Oggi è previsto il tavolo di confronto tra il premier Giuseppe Conte e i vertici di ArcelorMittal. Bisognerà capire realmente cosa sia successo e cioè se alla base della drastica decisione ci sia realmente lo scudo penale a tutela dei manager poi caduto oppure si tratti di semplice tattica imprenditoriale.

Una scelta di ArcelorMittal che non convince

Il presidente del Consiglio Conte non ha dubbi: “È stato stipulato un contratto – ha detto – e saremo inflessibili sul rispetto degli accordi”. “Prende in giro lo Stato – ha incalzato il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli Il piano industriale è stato disatteso per via di errori macroscopici. ArcelorMittal ha deciso di andarsene da Taranto ancora prima del cambio di governance che ha il compito di traghettare la proprietà indiana fuori dall’Ilva. Il piano industriale dell’azienda è stato disatteso nei numeri, nella prospettiva di rilancio e non ha proiezione futura”. Nella serata di ieri ai sindacati l’ad di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli ha confermato la volontà di recedere dal contratto.

Le alternative

Intanto iniziano a rincorrersi voci su strade alternative. Matteo Renzi sarebbe al lavoro per una cordata che sarebbe composta da Sajjan Jindal, già proprietario delle ex acciaierie Lucchini di Piombino, il gruppo Arvedi di Cremona e Cassa depositi e prestiti: “Penso – ha detto Renzi – che in un Paese serio si dovrebbe agire insieme per trovare una soluzione, anziché litigare. E Italia Viva c’è perché a noi non interessa ottenere visibilità ma salvare oltre diecimila posti di lavoro. Io non mi rassegno alla chiusura di Ilva. E lavoro per evitarla”. “Ritengo – ha concluso – che ArcelorMittal se ne voglia andare e stia cercando semplicemente pretesti per farlo. Qui il problema è capire se qualcuno vuole chiudere Taranto per togliersi dai piedi un potenziale concorrente”.

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