Caos procure, il Csm si riserva su Palamara. Lui: “Mai svenduto le mie funzioni”

Se il tribunale delle toghe si dovesse esprimere per la sospensione dalle funzioni, la misura cautelare potrebbe durare fino alla conclusione dell'iter disciplinare e lo stesso vale per lo stop dello stipendio

Luca Palamara (Foto LaPresse - Adriana Sapone)

ROMA – Arriverà in tempi “brevi”, verosimilmente tra mercoledì e giovedì, la decisione della sezione disciplinare del Csm sulla richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio del pm di Roma Luca Palamara. Avanzata dal pg di Cassazione Riccardo Fuzio. Il collegio, presieduto dal laico M5S Fulvio Gigliotti, e composto – tra gli altri – dai togati di A&I Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita per i quali è stata rigettata l’istanza di ricusazione, si è, infatti, riservato la sua decisione.

La linea difensiva di Palamara

“Non ho mai svenduto le mie funzioni di magistrato né ho gettato discredito sui colleghi”, si è difeso – in modo “accorato e fermo”. Lo raccontano i suoi legali Roberto Rampioni e Benedetto Marzocchi Buratti, al termine dell’udienza a porte chiuse – Palamara davanti al ‘tribunale delle toghe’.

L’ex presidente Anm, sentito dopo i rappresentanti dell’accusa, gli avvocati generali della Cassazione Luigi Salvato e Pietro Gaeta, e dopo i suoi difensori, è anche tornato sui suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti. Dal quale avrebbe ottenuto viaggi e vacanze per intercedere per lui nella partita nomine. “Erano esclusivamente rapporti di amicizia, risalenti ai primi anni 2000”, ha detto. Tornando a ribadire davanti al collegio giudicante (pur non facendo nomi) che comunque anche altri membri della magistratura e delle istituzioni hanno avuto incontri con lui.

In settimana la decisione del Csm

“Riteniamo che ci siano tutti gli elementi per fare una valutazione serena di quanto avvenuto. Per noi non ci sono i presupposti per la sospensione, siamo fiduciosi – hanno detto gli avvocati – Attendiamo serenamente questa decisione”. Se il tribunale delle toghe si dovesse esprimere per la sospensione dalle funzioni, la misura cautelare potrebbe durare fino alla conclusione dell’iter disciplinare. E lo stesso vale per lo stop dello stipendio. A Palamara andrebbe, tuttavia, un ‘assegno alimentare’ di entità diversa a seconda della classe stipendiale a cui appartiene, dai due terzi a un terzo di quanto fin ora percepito.

(LaPresse/di Nadia Pietrafitta)

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