Caserta, Terra di Lavoro è ‘disoccupata’

Antonio Pascarella, Giovanni Basile, Annalisa Cervone e Mauro Parente

CASERTA – Le ore richieste per la Cassa Integrazione sono aumentate di quasi il dieci per cento mentre esplode il numero degli ‘inattivi’, lavoratori che ormai non cercano nemmeno più un impiego, circa centomila in tutta Italia: il mercato del lavoro è in panne in provincia di Caserta, dove gli aumenti pesano fortemente sul tessuto produttivo di Terra di Lavoro, già sfiancato da anni di crisi. I dati che arrivano dall’Inps non sono per nulla incoraggianti. Le domande di disoccupazione (120.347) sono aumentate del 20,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quelle nei primi mesi del 2022 (1.295.047), il 21,6% in più. Sale anche la richiesta per le ore di cassa integrazione, complessivamente autorizzate in 35,6 milioni, con una crescita del 9% rispetto ad agosto. Aumenta sia la cassa integrazione ordinaria (+41%) che quella straordinaria (+65,3%). Le aziende in difficoltà devono tagliare sulla produzione, inevitabilmente riducendo gli orari di lavoro nel caso migliore, licenziando in quello peggiore.

Famiglie in crisi

Le famiglie si ritrovano di punto in bianco senza alcuna fonte di reddito. Una vera e propria tragedia per le famiglie con un solo reddito. La cima dell’iceberg è rappresentata da quei lavoratori che, a fronte di problemi aziendali, sono stati messi in cassa integrazione. “Non riuscivamo più ad arrivare a fine mese – sono le parole di Giovanni Basile – Purtroppo l’impresa in cui lavoravo, che produceva prodotti da forno e pasta, si è trovata in difficoltà a causa dell’aumento delle materie prime. Decine di noi si sono ritrovati in cassa integrazione, con uno ‘stipendio’ di molto inferiore. E’ andata peggio a chi ha perso il lavoro. Alla fine la fabbrica ha dovuto chiudere definitivamente. Quella è stata la mazzata finale e abbiamo dovuto trovarci tutti un altro lavoro”. Un licenziamento arriva come doccia fredda per i lavoratori e cala come una scure sul destino economico di migliaia di famiglia. “Quando ho perso il posto di lavoro ci siamo ritrovati con l’acqua alla gola – racconta Antonio Pascarella – Abbiamo tre figli e il più piccolo deve fare delle terapie di logopedia, che ogni mese costano trecento euro. Prima soltanto mio marito lavorava e in qualche modo ce la cavavamo. Un anno fa, verso la fine dell’estate, il suo contratto di lavoro è scaduto e il titolare del negozio non aveva intenzione di rinnovarlo. Per questo anche io ho dovuto cercarmi un impiego. Ora riusciamo almeno a coprire le spese ordinarie ma soltanto facendo mille sacrifici”.

La ricerca di un nuovo impiego

Chi si ritrova senza lavoro deve cercare in poco tempo un nuovo impiego. Perché senza un reddito fisso una famiglia numerosa non può andare avanti. “Non so come avremmo fatto senza l’aiuto dei nostri parenti – sono le parole di Annalisa Cervone e Mauro Parente – Quando mio marito ha perso il lavoro ci siamo ritrovati con l’acqua alla gola. Era luglio e in pochi mesi sarebbe iniziata la scuola. Due dei nostri figli vanno alle elementari mentre il più grande alle scuole medie. Fortunatamente i suoceri hanno fatto i salti mortali, privandosi di tutto, per aiutarci. Fortunatamente in pochi mesi mio marito ha trovato un nuovo impiego, questa volta a Roma, presso una ditta di impianti elettrici fotovoltaici come installatore. E’ stato un periodo d’inferno”. La situazione è critica in Terra di Lavoro. Decenni di deindustrializzazione pesano ancora sul territorio, dove la disoccupazione è diffusa e sono migliaia le famiglie in difficoltà.
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