Caso Diciotti, Movimento 5 Stelle a pezzi dopo il referendum

Le reazioni al risultato

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

ROMA – I parlamentari del Movimento 5 Stelle avranno anche esultato dopo aver conosciuto il risultato del referendum sulla piattaforma Rousseau da parte degli attivisti pentastellati. La vittoria del ‘sì’ all’immunità per Matteo Salvini ha permesso al governo di reggere ma a carissimo prezzo per i 5 Stelle.

Movimento spaccato: si rischia l’implosione

Meno di diecimila voti di scarto tra sì e no. Un 60% contro un 40%. Una spaccatura evidente nella base del Movimento. Un referendum che potrebbe rappresentare, se non lo è già stato in queste primissime ore successive alla comunicazione dei risultati, un autentico boomerang. Aspre le critiche mosse dagli attivisti, contrari a ‘barattare’ il proprio ‘credo’ per una poltrona in parlamento. Un malcontento che, a questo punto, darà ancora più forza al fronte critico per un ‘contratto di governo’ che, in realtà, si sta dimostrando una rampa di lancio per Salvini e sta mettendo a nudo tutte le contraddizioni e le ‘false promesse’ dei vertici pentastellati.

Le reazioni

Durissime le reazioni del mondo politico al referendum dei pentastellati. A cominciare da chi è stato uno dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle e addirittura ne ha scritto la storia come Federico Pizzarotti, primo sindaco pentastellato d’Italia, che, a LaPresse, ha dichiarato: “Non mi fido minimamente delle votazioni della Casaleggio associati. La base è cambiata insieme a come sono cambiati i valori, le  priorità e anche il modo di porsi di tutta la squadra di Governo di Di Maio. Ormai in tanti casi la base, gli elettori sono diventati dei fan, penso a come hanno difeso a spada tratta la nomina di Lino Banfi all’Unesco. Questo dà l’idea di come ormai evidentemente conta più quello che dicono rispetto agli ideali del passato”.

Quindi si esprime sull’opportunità del voto online: “Chiedo che le votazioni siano certificate da un ente terzo e non nelle mani della Casaleggio non da adesso ma da quando esistono le votazioni, dal 2010/2011. Questo non è mai stato fatto, ogni volta viene promesso ma non è mai stato fatto. Quindi non mi posso fidare. Più di una volta abbiamo assistito a ritardi e rimandi da un giorno all’altro e anche oggi il la piattaforma si e inceppata. Io, al di là del risultato, non mi fido di come viene fatta questa votazione. Il sistema non è certificato e io non sono convinto che non sia non controllato. Dal mio punto di vista non c’era bisogno di fare il referendum, perché chi è eletto per valutare le situazioni e prendersi le responsabilità delle conseguenze deve poi avere la forza di sostenere delle posizioni politiche. Se il voto online fosse utilizzato per qualsiasi decisione, potrebbero dire che e il loro modus operandi, ma di fatto viene utilizzato solo quando c’è un tema scomodo e quindi serve per togliere le castagne dal fuoco a Di Maio. In modo da dire ‘ce lo ha detto la rete, non è colpa nostra’. O chiedi sempre o ti prendi la responsabilità delle tue azioni”.

E conclude: “Penso che da questa soluzione esca sconfitto proprio Di Maio. Salvini non so come ne uscirà, ma se vogliamo sta tenendo una linea molto più moderata rispetto ai 5 Stelle. Cerca sempre di smorzare i toni, di far capire che non è lui all’interno della coalizione ad avere un atteggiamento ostile mentre spesso persone del M5S, con ruoli importanti o meno, attaccano la Lega. Lui con questa sua linea sta facendo una figura più adeguata rispetto al ruolo che non Di Maio. Io penso che il M5S non attraversa un buon momento e che possa solo peggiorare. Da quando sono al Governo devono prendere delle decisioni e non possono stare solo all’opposizione e dire ‘faremmo tutto e il contrario di tutto’. È evidente che dall’Ilva, alla Tap, ora vedremo la Tav. In più hanno abbandonato da anni i territori ai loro problemi. Stanno perdendo la base. La frase di Di Maio ‘ci candideremo solo quando siamo pronti nei comuni’, in realtà risponde al problema che nessuno si vuol più candidare nei comuni dei loro. Questa è la verità, e nel tempo continueranno a perdere consensi”.

Per quel che riguarda chi oggi è all’opposizione, particolarmente duri i commenti dei due candidati alla segreteria del Pd. Nicola Zingaretti afferma: “Con la finta consultazione su Salvini, i capi grillini hanno venduto l’anima del Movimento per quattro poltrone”. Mentre Maurizio Martina: “I vertici 5 Stelle salvano dal processo il ministro per salvarsi la poltrona. La fine del Movimento è iniziata”.

L’ex senatore del M5S Gregorio De Falco dichiara: “Si tratta di una vittoria morale e politica di quel 40% del Movimento che non si fa strumentalizzare dalla potenza della macchina della propaganda”. “Il M5S ha perso l’anima. Salvano il loro amico Salvini dal processo, rinunciando a uno dei loro principi fondamentali. Uno vale uno non funziona per il loro alleati di governo”, secondo il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Infine il sindaco di Torino Chiara Appendino: “Gli iscritti a Rousseau si sono espressi su un quesito molto delicato. L’esito è noto ed ora, come in ogni organizzazione che si dà delle regole per decidere, quest’esito va rispettato. La mia fiducia nel Governo rimane massima. Ora di nuovo tutti al lavoro per la nostra comunità”.

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