Caso Maugeri, Formigoni resta in carcere: la Corte d’appello respinge l’istanza di difesa

Roberto Formigoni deve restare in carcere, almeno per il momento. Lo hanno deciso i giudici della quarta Corte d'Appello di Milano, che hanno respinto la richiesta avanzata dai legali dell'ex governatore lombardo

Foto LaPresse - Matteo Corner

MILANO – Roberto Formigoni deve restare in carcere, almeno per il momento. Lo hanno deciso i giudici della quarta Corte d’Appello di Milano, che hanno respinto la richiesta avanzata dai legali dell’ex governatore lombardo, gli avvocati Mario Brusa e Luigi Stortoni, di dichiarare inefficace il provvedimento di esecuzione firmato dal sostituto Pg Antonio Lamanna, dopo la condanna definitiva di Formigoni a 5 anni e 10 mesi per corruzione per il fondi neri della Fondazione Maugeri. Posizione che i legali hanno ribadito anche nel corso dell’incidente di esecuzione, sollevato dallo stesso sostituto Pg Lamanna davanti al collegio presieduto da Renato Brichetti. Per gli avvocati Brusa e Stortoni il ‘Celeste’ “aveva il diritto di chiedere” entro 30 giorni “la detenzione domiciliare”. Questo perchè ha già supearo i 70 anni (ne compirà 72 il 30 marzo, ndr.). I difensori di Formigoni hanno anche eccepito la irretroattività della ‘Spazzacorrotti’, che ha imposto una stretta sulle misure alternative al carcere per i condannati per corruzione. Inoltre hanno anche chiesto alla Corte di sollevare il problema dell’incostituzionalità della legge e di trasmettere gli atti alla Consulta.

I problemi

Secondo i giudici, invece, l’ordine di carcerazione è stato legittimamente eseguito. Al massimo si può configurare una disarmonia tra la nuova legge ‘Spazzacorrotti’ e il resto della normativa che il legislatore dovrà limare. Ma non ci sarebbero gli estremi per accogliere l’istanza della difesa del ‘Celeste’. Per il collegio presieduti da Renato Brichetti, inoltre, non rileva la considerazione che il reato di corruzione sia stato incluso tra i reati ostativi previsti dall’ordinamento penitenziario molti anni dopo rispetto ai reati commessi dall’ex governatore e che la nuova norma voluta dal governo gialloverde di fatto abbia portato Formigoni nel carcere di Bollate. Non si può nemmeno sollevare, per i giudici, la questione di legittimità costituzionale della nuova norma nella parte in cui ha inserito i reati contro la pubblica amministrazione tra quelli ostativi alla fruizione di benefici penitenziari. Le questioni sollevate in aula dalla difesa di Formigoni, però, potranno essere presentate nuovamente davanti al Tribunale di Sorveglianza se la difesa decidesse di presentare una richiesta di detenzione domiciliare per l’ex governatore lombardo.

LaPresse

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