Catania, sequestrata azienda da 2,3 milioni creata per distrarre fondi

I finanzieri di Catania hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di un’azienda del valore complessivo di oltre 2,3 milioni di euro emesso dal gip del tribunale etneo

Guardia di Finanza
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

CATANIA – Catania, sequestrata azienda da 2,3 milioni creata per distrarre fondi. I finanzieri di Catania hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di un’azienda del valore complessivo di oltre 2,3 milioni di euro. Emesso dal gip del tribunale etneo. Il provvedimento giunge al termine di un’indagine della guardia di finanza di Acireale. Che ha portato a ricostruire le circostanze del dissesto finanziario e patrimoniale della Scia s.a.s., società di Aci Sant’Antonio (Catania). Che operava nel settore della fabbricazione di carta. Dichiarata fallita nel 2017 dal tribunale di Catania per circa 2 milioni di euro di debiti insoluti.

Le indagini sono scaturite da alcune anomalie rilevate durante la procedura concorsuale. E, in particolare, dall’esame della carente documentazione contabile relativa all’attività d’impresa esibita dal rappresentante della società. Le fiamme gialle hanno accertato una grave condotta distrattiva. Attraverso la quale i soci, indagati per bancarotta fraudolenta patrimoniale, prima della messa in liquidazione della società hanno fraudolentemente sottratto all’impresa e occultato un attivo patrimoniale di circa 600mila euro.

Indagati anche i soci

In particolare accertata la fraudolenza di un contratto di affitto di azienda stipulato dagli indagati. Attraverso il quale, al dichiarato scopo di preservare la continuità aziendale nel rispetto degli interessi dei creditori, la Scia s.a.s. ha trasferito la disponibilità dell’intero impianto di produzione. Comprensivo dei macchinari, a una società neo-costituita.

Le indagini hanno tuttavia evidenziato che la nuova società era riconducibile al medesimo nucleo familiare della fallita. E che il canone di locazione convenuto nel contratto non solo era incongruo rispetto al valore dei beni affittatti. Ma non era nemmeno mai stato corrisposto. È risultato dunque evidente che l’operazione fosse realizzata al solo fine di mantenere illecitamente la concreta disponibilità dei beni della società in dissesto. Sottraendololi all’asse fallimentare e quindi ai creditori.

Il gip ha così disposto il sequestro dell’intera azienda neo-costituita. Che, sfruttando gli asset patrimoniali distratti dalla fallita, ha raggiunto un valore complessivo di oltre 2,3 milioni di euro.

(LaPresse)

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