“Chiedevamo aiuto con le dita sui finestrini”: il racconto choc di Ricky e Adam, baby eroi del bus dirottato a Milano

Ieri a San Donato, Milano, 50 ragazzini sono stati presi in ostaggio da un folle alla guida del pullman su cui erano a bordo. Il racconto di Ricky e Adam, eroi della scolaresca che hanno lanciato l'allarme

Foto LaPresse - Mourad Balti Touati 20/03/2019 Milano (Ita) - Cronaca Autobus incendiato a san donato milanese sulla ss 415 paullese

MILANO – Il giorno dopo una delle più grandi tragedie sfiorate della storia recente del nostro Paese, si susseguono i particolari di quegli attimi terrificanti. Ieri a San Donato, Milano, 50 ragazzini sono stati presi in ostaggio da un folle alla guida del pullman su cui erano a bordo (CLICCA QUI). In carcere a San Vittore, Ouesseynou Sy, il senegalese autore della follia, assicura che non aveva nessuna intenzione di uccidere i bambini.

Ricky e Adam, eroi nazionali. Da loro è partito l’allarme ai Carabinieri

Sono eroi della scolaresca e del Paese intero Ricky, Rami e Adam, i bimbi che sono riusciti a dare l’allarme ai genitori e alla polizia. L’orco aveva infatti sequestrato i cellulari di tutti coloro che si trovavano a bordo, legando i piccoli ai sediolini con delle fascette di plastica. “Eravamo tutti terrorizzati perché lui ha vuotato le taniche di benzina lungo il corridoio, tra i sedili, ci ha legati e ha sequestrato i telefoni per impedirci di chiedere aiuto, ha raccontato alla polizia Ricky. Rami era riuscito a nascondere il cellulare e a fare le prime chiamate al 112. Ad un certo punto, però, il telefono del piccolo è scivolato a terra.

Senza farmi vedere sono andato a raccoglierlo e l’ho passato ad Adam, dietro di me“, prosegue il racconto Ricky. E’ da loro due che sono partite le prime telefonate di allarme, che hanno poi fatto scattare il blitz dei Carabinieri.

L’urlo disperato di Adam: “Mamma aiuto, ci vogliono uccidere tutti”

Mamma, siamo in un pullman, ci stanno uccidendo, ci stanno portando in un posto sconosciuto, non sappiamo dove ci portano, ci vogliono uccidere tutti, ci stanno portando via, mamma, aiutami“. Questo il disperato allarme lanciato al telefono da Adam, a bordo di quel maledetto autobus. Dall’altro capo del telefono la madre del ragazzino, che, incredula, faticava a distinguere le parole del piccolo, che terrorizzato urlava insieme ai suoi compagni.

Ho telefonato alla polizia e ai miei genitori. Tre volte. Perché le prime due volte ho dovuto mettere giù perché sembrava che l’autista mi avesse scoperto“, racconta Adam. La mamma inizialmente non credeva alle parole del figlio, avvezza ai suoi soliti scherzi. Con lucidità il ragazzino ha convinto i genitori del reale pericolo che correva, descrivendo il punto esatto in cui si trovavano, nei pressi di Milano. “Ho riconosciuto un ristorante che avevo già visto. E allora anche mio padre, mentre ero ancora al telefono con la mamma, ha chiamato i carabinieri“.

Sul bus dell’orrore: “L’odore della benzina era nauseabondo”

Mentre il folle autista guidava diretto chissà dove, i piccoli passeggeri provavano disperatamente a cercare aiuto. “Abbiamo provato a dare dei calci ai vetri per vedere se potevamo romperli e gridare aiuto, poi abbiamo provato a indicare i numeri del 112 con le dita contro i finestrini, facevamo il segno della pistola puntata contro di noi, ma nessuno ha capito“, racconta ancora Adam.

Lui ha fermato due volte il bus per controllare cosa facevamo e poi ha ordinato di appendere alle finestre delle coperte, che erano giù bagnate di benzina, per impedirci di comunicare con l’esterno. L’odore era nauseabondo“.
Per fortuna, tutto è finito. Ma il terrore provato resterà per sempre nella mente dei ragazzini. “È stato il giorno più brutto della mia vita. Però anche utile perché noi ci siamo aiutati e abbiamo imparato come si fa a difendersi. E anche a salvarsi“, conclude il piccolo Adam.

Sy alla polizia di Milano: “Ho usato i bimbi come scudo per andare a Linate. Volevo mandare un messaggio all’Africa”

Il piano dell’autista senegalese, stando a quando ha raccontato agli inquirenti, era quello di “andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Africa e usare i bambini come scudo“. L’uomo, 47 anni, ha raccontato con lucidità il perché del suo gesto, motivandolo tramite la filosofia “panafricanista”. Esasperato dalle continue migrazioni e dalle morti in mare, Sy voleva lanciare un messaggio agli africani, “perché restino in Africa e non ci siano più morti in mare. Spero che il segnale sia arrivato e che in Europa vincano le destre, così non li fanno più arrivare“. “L’Africa -ha aggiunto- è stata colonizzata. L’Europa si approfitta dell’Africa, decide per l’Africa, mette governi comodi per l’Occidente“. E a tutto questo, voleva porre fine tramite il sacrificio di 50 ragazzini di Milano.

Foto Ufficio Stampa Carabinieri/LaPresse21 marzo 2019 Milano, ItaliacronacaMilano, autista incendia autobus sulla Paullese: a bordo studenti di scuola mediaNella foto: le foto rilasciate dai Carabinieri dell’ autista dell’autobus, Ousseynou SyDISTRIBUTION FREE OF CHARGE – NOT FOR SALE
Già condannato per violenza sessuale

Strage, sequestro di persona, incendio e resistenza. Questi i reati a cui Sy dovrà rispondere, oltre ad essergli stata contestata anche l’aggravante di aver agito con finalità di terrorismo. Resta oggi da capire come sia possibile che quell’uomo fosse alla guida di un pullman con a bordo una scolaresca.

Il senegalese nel 2018 fu infatti già condannato per violenza sessuale, e negli anni scorsi gli era stata sospesa la patente per guida stato di ebbrezza. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti milanesi, l’uomo avrebbe nascosto il ritiro della patente alla società Autoguidovie, presso cui lavorava, mettendosi in malattia.
Il suo legale chiederà per il suo assistito una perizia psichiatrica “a fronte dell’enormità del gesto e su questo anche la Procura concorda“.

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