Clan dei Casalesi. Le mani dei Capaldo sul business dei supermercati, in 5 rischiano 46 anni di carcere

I nipoti del boss Zagaria e gli imprenditori Siciliano e Ottimo sono accusati di associazione mafiosa. Invocata l’assoluzione per Miranda Piccolo

CASAPESENNA- I tentacoli della famiglia Zagaria su importanti catene di supermercati casertani: è il tema dell’inchiesta ‘Scettro’, condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dalla Dda di Napoli. Si tratta di un’indagine che ha portato a processo i Capaldo, nipoti del capoclan Michele Zagaria Capastorta, e alcuni imprenditori di Terra di Lavoro. E ieri, il pm Maurizio Giordano ha richiesto per loro pesanti condanne.
Per Nicola e Francesco Maria Capaldo, sono stati invocati 10 anni di reclusione ciascuno, mentre per Filippo Capaldo, il loro fratello maggiore, considerato dagli inquirenti il ‘delfino’ di Capastorta, sono stati chiesti 6 anni di reclusione. Il pubblico ministero ha richiesto 10 anni di reclusione anche per Paolo Siciliano, 58enne di Capdrise, e per Alfonso Ottimo, 66enne di Frignano. I cinque rispondono di associazione mafiosa (partecipazione al clan Zagaria). Per Miranda Piccolo, moglie di Filippo Capaldo, accusata di autoriciclaggio, è stata proposta l’assoluzione.
Paolo Siciliano, destinatario, l’altro ieri, di un sequestro di beni dal valore di 60 milioni di euro disposto dal Tribunale di S. Maria C.V. è considerato dalla Dda un “socio stabile” dei Capaldo nella gestione della ditta Distribuzione Siciliano, con cui controllava diversi market ad insegna Pellicano. Ottimo avrebbe consentito l’ingresso degli Zagaria, invece, nella 3K e nei supermercati Il Quadrifoglio, e permesso, inoltre, ai casapesennesi di investire all’estero procurando un finanziatore delle iniziative.
Il processo riprenderà nelle prossime settimane per le arringhe del collegio difensivo formato da Giuseppe Stellato, Ferdinando Letizia, Civita Di Russo e Renato Jappelli.

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