Collaboratore di giustizia uccide un uomo a martellate

La vittima si chiamava Massimo Lodeserto: era scomparso da agosto, il corpo trovato ieri in una cantina a Torino. Arrestato Nicola Capaldo: è stato un fiancheggiatore del boss De Filippis.

Nino Nicola Capaldo
Nino Nicola Capaldo

Aveva già ucciso: Nino Capaldo, nella notte tra il 26 e il 27 maggio 2014, assassinò Edokpa Godwin. E lo avrebbe fatto di nuovo. Quando? Lo scorso agosto, a Torino. Secondo gli inquirenti piemontesi, è stato lui a togliere la vita a Massimo Lodeserto: il cadavere è stato ritrovato soltanto ieri mattina, nella cantina di una palazzina di via San Massimo. Ma della vittima non si avevano più notizie dalla scorsa estate.

Il lavoro dei carabinieri del Nucleo investigativo di Torino, in tempi rapidissimi, ha portato a individuare in Capaldo, originario di Mondragone e collaboratore di giustizia, l’autore dell’omicidio. Il pentito, assistito dall’avvocato Antonio Di Micco, interrogato, avrebbe ammesso di essere stato lui l’assassino. Dalle prime ricostruzioni dei militari dell’Arma, sembrerebbe che il delitto sia scaturito per motivi di natura economica. Lodeserto è stato ucciso a martellate.

Capaldo è collaboratore di giustizia dal 2014. Due giorni dopo aver assassinato Godwin, venne ammanettato in una casa di via Salvatore Vitale, a Mondragone, e subito agli investigatori confessò il delitto e accusò chi gli avrebbe dato l’ordine: Giuseppe De Filippis. Se fece fuoco contro Edokpa è perché quest’ultimo avrebbe dovuto consegnare alla cosca mondragonese della droga che custodiva. Ma non lo faceva e per prendere tempo disse che lo stupefacente era a casa di una sua sorella.

Accompagnato da De Filippis per recuperarla, la vittima cercò di scappare. È a questo punto che entrò in gioco Capaldo. Edokpa fu catturato, portato in una villetta, pestato e su ordine di De Filippis ucciso e dato alle fiamme in un terreno a Villa Literno. Per questo delitto, Capaldo è stato condannato con sentenza irrevocabile a 15 anni di reclusione. Il suo collaboratore con la giustizia lo aveva portato a vivere sotto protezione a Torino, dove avrebbe ucciso Lodeserto.

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