Conte (LeU): “La giustizia si riforma in Parlamento, non sui social”

Il deputato di LeU Federico Conte: “Referendum pericoloso, svolta entro fine anno”

NAPOLI – Radicali e Lega hanno promosso la raccolta firme per i referendum sulla riforma della giustizia. Riforma attesa da anni che non a caso rientra tra quelle previste dal PNRR. Mentre in Parlamento si attende la proposta del ministro Marta Cartabia, il Carroccio guidato da Matteo Salvini resta ambivalente e, stando al deputato di Liberi e Uguali Federico Conte gioca a fare il partito di lotta e di governo in una fase delicata in cui il populismo non dovrebbe cavalcare il sentimento di sfiducia che già circola tra i cittadini.

Onorevole, è iniziata la raccolta delle firme per il referendum sulla riforma della giustizia promosso da Lega e Radicali. Che ne pensa?
La Lega è un partito che si è seduto al tavolo delle riforme come forza di maggioranza proprio chiedendo un cambio di passo sulla riforma della giustizia. Un partito di governo le riforme le fa in parlamento non le proclama sui social. È la solita doppiezza di Salvini, che vuole stare con un piede nel governo, per gestire i fondi del PNRR, ragione per cui da antieuropeista si è trasformato in europeista in 24 ore, e un piede fuori per tentare di arginare la concorrenza della Meloni, che è in ascesa nei sondaggi. Un’ambiguità populista che fa male al Paese. Dei quesiti referendari posti, quelli sulla separazione carriere e la responsabilità dei magistrati, nel clima di sfiducia che, a ragione, ha investito il sistema giudiziario, se mal posti a una opinione pubblica stanca e delusa, possono avere l’effetto di una irrimediabile lacerazione del sistema democratico.

Cosa resta della riforma Bonafede? In commissione Giustizia che tipo di lavoro state facendo?
In commissione Giustizia pende il progetto di riforma della giustizia di Bonafede, quello licenziato alla fine del secondo governo Conte, sul quale, sotto il governo Draghi, tutti i gruppi hanno presentato i loro emendamenti, tutti compresa la Lega, che poi, furori dal parlamento arringa le masse con la pretesa di interpretare tutte le parti in commedia, il sistema e l’antisistema. Sullo stesso testo è poi arrivata una proposta di riforma, ampia e profonda, della commissione di studi Lattanzi, sulla base quella base la Ministra Cartabia si appresta a depositare una proposta emendativa del Governo che medi e assorba le proposte dei gruppi e offra all’aula un testo condiviso da tutte le forze della maggioranza. Sarò curioso a quel punto di vedere come Salvini potrà giustificare ancora il suo sostegno ai referendum o, in caso contrario, al Governo.

Quali sono i tempi previsti per l’approvazione della riforma prevista anche nel PNRR?
Non c’è un cronoprogramma ufficiale, ma mi sento di poter dire che prima della sospensione il governo presenterà i suoi emendamenti. Entro settembre il testo dovrebbe essere licenziato in commissione, insieme alla riforma del Csm, ed entrambi portati nell’aula di Montecitorio entro la fine dell’anno.

Sulla vicenda del carcere di Santa Maria Capua Vetere qual è la sua posizione?
Condivido profondamente il sentimento di sdegno e di rabbia dinanzi ai soprusi, che rendono inaccettabile la difesa d’ufficio di Salvini, ma questi fatti assumono un valore politico se agiscono come acceleratore per individuare i rimedi. Credo che la migliore risposta a quello che è avvenuto siano la riforma del processo penale e dell’ordinamento carcerario, con un piano di edilizia adeguato alla funzione costituzionale della risocializzazione. Certezza e umanità della pena non sono in contraddizione e si completano nella funzione rieducativa, che deve essere il punto cardine dell’azione del governo Draghi, come ha già indicato nelle sue linee programmatiche il ministro Cartabia. I fondi nel Pnrr ci sono, anche per nuove assunzioni di personale giovane e formato. Si punti sulle misure alternative alla detenzione e sui percorsi di risocializzazione, sugli spazi comuni e partecipati, e non solo sull’idea di segregazione e mortificazione, che per loro natura alimentano gerarchie sulla prepotenza e sulla violenza.

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