Conti pubblici, l’Ue apre all’Italia. Conte e Tria fiduciosi

Foto LaPresse - Daniele Leone Nella foto: il ministro Tria, il premier Conte

ROMA – Il piano ‘anti-procedura’ varato dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’Economia Giovanni Tria riapre la partita dei conti italiani. E se prima la multa per debito eccessivo appariva inevitabile, ora le prospettive sono decisamente migliorate per il Paese.

Il collegio dei commissari chiamato a decidere se raccomandare o meno all’Ecofin di procedere nei confronti dell’Italia si riunirà mercoledì mattina”x-apple-data-detectors://3″, ma l’atteggiamento nei confronti del governo gialloverde appare decisamente cambiato rispetto ad appena dieci giorni fa. Segno che l’aver fatto i compiti a casa è stato apprezzato dai partner europei. Tanto che

Conte e Tria si sbilanciano dicendosi “fiduciosi” sulla riuscita della missione

“Abbiamo bisogno di qualcosa di più degli impegni, abbiamo bisogni di fatti, di dati e se necessario misure, perché le regole vanno rispettate”, aveva detto nei giorni scorsi il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, lasciando all’Italia qualche giorno extra per ‘produrre’ le prove del miglioramento dell’andamento dei conti italiani.

Conte è tornato a Bruxelles con in mano due documenti, in cui nero su bianco viene riportato il rapporto deficit/Pil per il 2019 al 2,04%, il numero concordato a dicembre al termine della lunga trattativa con l’Ue sulla manovra, e una correzione di 6,1 miliardi di euro tra maggiori entrate tributarie e contributive e utili e dividendi, tra cui le maxi cedole staccate da Cdp e Bankitalia. Queste ultime sono ‘una tantum’ ed è per questo che con un disegno di legge, recante ‘misure urgenti per il miglioramento della finanza pubblica’ sono stati congelati 1,5 miliardi di spese derivanti dal minor utilizzo delle risorse stanziate per Reddito di Cittadinanza e Quota 100 per effetto di domande inferiori alle attese.

In totale sono oltre 7 miliardi di euro che l’Italia consegna a Bruxelles

Un tesoretto di oltre 7 miliardi per la riduzione del debito, cui si aggiungono i due miliardi già congelati a dicembre nella legge di Bilancio. Tutto questo, rivendica il premier, senza tagliare le spese sociali o altro: “Semplicemente sono maggiori entrate, maggiori ricavi, poi per alcuni appostamenti avevamo fatto stime prudenziali e ci sono dei risparmi di spesa – spiega al suo arrivo a Bruxelles – In sostanza mettiamo sul piatto semplicemente un aggiornamento della nostra contabilità, al cittadino italiano da questo aggiustamento di ieri non deriva nessun pregiudizio”.

Se per il 2019 le rassicurazioni fornite sembrano aver rasserenato gli animi europei, resta da sciogliere un nodo, quello del 2020, su cui l’Ue chiedeva un impegno formale. Nelle ultime previsioni il disavanzo per il prossimo anno è stato fissato al 2,1 per cento: decisamente troppo per Bruxelles che chiede all’Italia un impegno per la riduzione.

C’è, certo, la generica assicurazione del Mef – esplicitata in un comunicato stampa -che la prossima legge di Bilancio, da presentare entro ottobre ma su cui il lavoro dovrebbe iniziare già in estate, confermerà le priorità di abbattere il deficit senza “penalizzare l’impegno del Governo a favore della crescita economica, della coesione sociale e della stabilità finanziaria del Paese, tutte priorità che verranno confermate anche nella prossima Legge di bilancio 2020”.

Tra le possibilità in campo c’è quella che all’Italia venga concesso altro tempo per produrre tutti i chiarimenti richiesti, facendo slittare la decisione sulla procedura a dopo l’estate, quando sarà già tempo di manovra. (LaPresse)

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