Coronavirus, si impenna il numero delle vittime in Italia: 133 in un giorno

Foto Filippo Attili / Palazzo Chigi / LaPresse

MILANO – Aumentano sempre più rapidamente i contagi da coronavirus nel nostro Paese, così come le vittime, che in 24 ore sono state 133 portando il totale a 366. La regione più colpita resta la Lombardia, con 103 vittime. Sono numeri da bollettino di guerra quelli comunicati dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli: sono 6.387 i malati per coronavirus in Italia, con un incremento di 1.326 contagi solo nella giornata di oggi. Ne sono guariti altri 33, portando il totale a 622.

Ad oggi, in Italia sono stati 7.375 i casi totali

Il sistema sanitario è messo a dura prova: 650 i pazienti ricoverati in terapia intensiva (291 in più rispetto a ieri), 3557 ricoverati con sintomi e 2180 quelli in isolamento domiciliare. Solo in Lombardia si tratta di 399 pazienti in terapia intensiva, 40 in più rispetto a ieri.

L’Italia è il secondo Paese dopo la Cina per numero di contagi e di decessi

Il nostro Paese ha superato la Corea del Sud che ha registrato, secondo i dati della Johns Hopkins University, 7.314 casi e 50 decessi e l’Iran (6.566 casi e 194 vittime). La Lombardia, ‘chiusa’ con il decreto del Governo, resta l’area più colpita, con i numeri elencati dall’assessore al Welfare, Giulio Gallera, che rendono il quadro di una situazione drammatica: “Oggi ci sono 4.189 positivi, 769 in più rispetto a ieri. Siamo arrivati a 257 persone decedute: 103 in un solo giorno. I ricoverati sono 2.217 non in terapia intensiva (+566 rispetto a ieri), mentre 399 persone sono in terapia intensiva, con un incremento di 40. 756 persone sono in isolamento domiciliare, mentre 550 sono state dimesse”.

Ma anche nel Lazio i contagi, che ormai interessano tutto il Paese, co minciano a crescere e sono state chiuse piscine, palestre e centri benessere. Gallera e l’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato si sono sentiti al telefono, concordando che “le priorità sono l’assunzione rapida di personale, l’acquisizione dei dispositivi di protezione, delle tecnologie e dei ventilatori meccanici. Bisogna fare presto. Siamo in guerra, dobbiamo essere uniti”.

Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, è tornato ad appellarsi alla responsabilità di tutti: “All’interno delle vecchie zone rosse è stata ora contenuta la diffusione, quindi il sistema adottato ha funzionato. Ora anche nelle zone dove i casi sono aumentati si adottano misure simili, visto che hanno funzionato e l’essenziale è rallentare il contagio. Ma dipende da noi che non circoli: il nostro comportamento è importante indipendentemente da dove ci troviamo: il distanziamento sociale è la misura più importante che oggi abbiamo a disposizione. Dobbiamo stare a distanza”.

Le vittime, ha aggiunto Brusaferro, per il 60% sono ultraottantenni: “Da qui nasce la raccomandazione alle persone anziane di restare a casa, mantenere le distanze, evitare luoghi affollati. Cosa che riguarda tutti noi, perché anche i nostri comportamenti possono mettere a rischio la parte più fragile della popolazione”. E Gallera ha sottolineato: “Dobbiamo ridurre i contatti sociali: questa è l’unica arma per combattere il coronavirus. Non abbiamo medicinali specifici né un vaccino: la nostra arma è quella di rimanere a casa o stare distanti dalle altre persone”. (LaPresse)

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