Corruzione, 2 anni al costruttore Peluso

Avrebbe promesso soldi a due funzionari Anas per conoscere le offerte di un appalto

CASERTA – Due anni con pena sospesa: questo il verdetto per l’imprenditore casertano Gaetano Peluso nel processo per la corruzione all’Anas in Toscana. Peluso, originario di Cancello Arnone, 60 anni, attivo nel settore delle costruzioni ed ex editore della “Gazzetta di Caserta”, ha patteggiato la condanna davanti al gup Gianluca Mancuso del tribunale di Firenze, competente per territorio. Rispondeva di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, in concorso con Antonio Mazzeo, capo del Compartimento Anas della Toscana, e Roberto Troccoli, capo del Servizio amministrativo dello stesso Compartimento. I due pubblici ufficiali, secondo l’accusa, avrebbero agito in violazione dei propri doveri di ufficio ed in particolare del dovere di fedeltà verso la pubblica amministrazione e di imparzialità nell’esercizio delle proprie funzioni. Si sarebbero infatti posti stabilmente a disposizione di Peluso, amministratore della società Delta Costruzioni srl, che operava anche nell’interesse della Gielle Costruzioni e Restauro, cooperativa riconducibile al figlio Carlo Peluso (non coinvolto nel procedimento). Le due società avevano formato un’associazione temporanea di imprese per partecipare a un appalto bandito dall’Anas.

I due funzionari avrebbero compiuto atti contrari ai propri doveri di ufficio, consistiti nel favorire gli interessi dell’imprenditore e delle società nell’affidamento di lavori da parte del proprio ufficio in cambio della promessa di somme di denaro determinabili nell’ordine di circa il 3% dell’importo degli appalti aggiudicati. In particolare, sotto la lente dei magistrati è finita la gara indetta dal Compartimento Anas della Toscana per lavori di manutenzione straordinaria sulla statale “Aurelia”. I dipendenti Anas avrebbero fornito a Gaetano Peluso informazioni riservate sulla procedura di gara e concordato con l’imprenditore, una volta aperte le buste e visionate le offerte dei concorrenti, il ribasso su base d’asta da inserire nell’offerta dell’associazione temporanea di imprese composta da Delta Costruzioni e Gielle Costruzioni e Restauro. Quindi, secondo l’accusa, procedevano alla sostituzione dell’offerta originale presentata dalle società dei Peluso con una nuova offerta recante il ribasso concordato alla luce dei ribassi proposti dalle imprese concorrenti. In particolare, Mazzeo riceveva da Troccoli la nuova busta di offerta, che veniva consegnata a quest’ultimo da Gaetano Peluso, con cui lo stesso Troccoli si incontrava, durante la procedura di apertura delle buste in fase di gara, in un pubblico esercizio adiacente la sede del Compartimento Anas della Toscana. In questo modo facevano risultare l’Ati composta dalle due società sicura vincitrice della gara, ricevendo, come corrispettivo di questi atti contrari ai propri doveri di ufficio, la promessa di una somma di denaro non precisamente quantificata in relazione ai margini di utile dell’appalto, ma determinabile nell’ordine del 3% dell’importo della gara aggiudicata, pari a 2 milioni e 996.320 euro.

L’udienza si è conclusa con tre condanne, altrettanti patteggiamenti, due rinvii a giudizio e diverse assoluzioni. La pena più alta, in abbreviato, è stata inflitta a Mazzeo, condannato a cinque anni e quattro mesi oltre alle pene accessorie. Fra i rinviati a giudizio, con udienza in agenda per il 14 settembre, c’è Maria Mastrandrea, moglie di Mazzeo, accusata di falsa testimonianza perché in interrogatorio aveva giustificato le ricchezze del marito (compresa una collezione di 61 quadri del celebre pittore pop Mario Schifano) dicendo che erano frutto di consulenze. La posizione di Troccoli era invece stata già definita con i patteggiamenti perfezionati nell’ottobre del 2018.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome