Covid, Usa: 110 milioni di dosi donate, a New York obbligo di green pass

Mentre la variante Delta avanza in tutto il mondo, si rincorrono gli appelli e le iniziative per arginare il virus e aumentare le campagne di vaccinazione. Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver finalmente raggiunto l'obiettivo posto dal presidente Joe Biden di somministrare almeno una dose al 70% degli adulti americani.

BRUXELLES – Mentre la variante Delta avanza in tutto il mondo, si rincorrono gli appelli e le iniziative per arginare il virus e aumentare le campagne di vaccinazione. Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver finalmente raggiunto l’obiettivo posto dal presidente Joe Biden di somministrare almeno una dose al 70% degli adulti americani. Il traguardo però è stato raggiunto con un mese di ritardo rispetto alla data del 4 luglio prevista. Negli Usa la forte ondata della variante Delta sta affollando gli ospedali e portando a nuove regole sulle mascherine e vaccinazioni obbligatorie in tutto il Paese. La città di New York ha deciso che dal 16 agosto richiederà prova di avvenuta vaccinazione contro il Covid-19 per partecipare alle attività al chiuso, ha annunciato il sindaco Bill de Blasio. Sarà la prima metropoli statunitense a imporre una misura di questo tipo, che si applicherà ai ristoranti al chiuso, alle palestre e agli eventi d’intrattenimento nei luoghi chiusi. Il sindaco ha anche “raccomandato con forza” di indossare una mascherina nei luoghi pubblichi chiusi, sottolineando che la “strategia schiacciante” continua a essere vaccinare quante più persone possibile. La scorsa settimana, de Blasio aveva annunciato che i dipendenti della città dovranno essere vaccinati entro metà settembre, oppure sottoporsi a test ogni settimana. Ha inoltre offerto 100 dollari di incentivo ai residenti che si sottopongono alla vaccinazione.

A quanto pare, tuttavia, risultano avanzate molte scorte di vaccini. Tanto che una buona quantità andrà a far parte della mega donazione annunciata dalla Casa Bianca per i paesi a basso e medio reddito. Più di 110 milioni di dosi di antidoti al Covid-19 saranno infatti destinate a più di 60 Paesi nel mondo, soprattutto attraverso il programma dell’Onu Covax. Gli Usa saranno l'”arsenale dei vaccini” nel mondo, ha detto Biden. Già alla fine di agosto dagli Stati partiranno 500mila dosi di vaccino Pfizer per aiutare i paesi più in difficoltà.

Nella nuova geopolitica dei vaccini, dove le donazioni e le esportazioni del siero sono diventate strumento di influenza tra le potenze, “l’Ue è rimasta notevolmente indietro rispetto alla Cina e agli Stati Uniti in termini di donazioni di vaccini contro il coronavirus”. E’ quanto risulterebbe da un documento interno del Consiglio dell’Ue, visionato dal quotidiano ‘Politico’. Stando a quanto riporta lo stesso quotidiano, l’Ue finora ha donato solo 7,9 milioni di dosi di vaccini Covid-19, il 4% dei 200 milioni totali promessi dai paesi dell’Ue. Ciò si confronta con 59,8 milioni di dosi già donate dagli Stati Uniti e 24,2 milioni di dosi donate dalla Cina. Tuttavia, rileva, il quotidiano esperto in affari europei, la distribuzione internazionale di vaccini dell’Ue è più solida in termini di esportazioni, con oltre 503 milioni di vaccini inviati in 51 paesi, la maggior parte dei quali sono economie più ricche. L’Ue cita anche il fatto di aver promesso 3,4 miliardi di euro a Covax.

Oltre ai vaccini la Cina non rinuncia al tracciamento. Pechino non vuole tornare ad essere travolta dal virus e sta pianificando test rapidi a tappeto a tutti gli undici milioni di abitanti di Wuhan, dopo che nella metropoli sono stati scoperti sette casi.

Nell’Unione europea è ancora congelato il dibattito sulla terza dose. Dopo l’annuncio della Germania di consentire la dose di richiamo ai più vulnerabili, oggi la Commissione europea ha ribadito che i contratti con le aziende produttrici sono sufficienti a fornire le dosi necessarie qualora l’Agenzia europea per i medicinali decida di raccomandare la terza dose. Secondo l’Ema, tuttavia, non c’è ancora bisogno di una terza dose di vaccino. “Al momento, non ci sono dati sufficienti per indicare che è necessario un richiamo”, ha dichiarato la direttrice esecutiva dell’Ema, Emer Cooke, al quotidiano ‘Politico’. “Per alcune fasce di popolazione, si può iniziare a vedere la necessità, il che non significa che ce ne sia bisogno universalmente in tutta la popolazione”, ha detto Cooke. La direttrice esecutiva dell’Ema ha poi affermato che i vaccini “rimangono efficaci” contro la variante Delta, che è “diventata ciò che tutti speravamo non sarebbe”. C’è una certa riduzione dell’efficacia, “ma non è significativa”, ha aggiunto.

di Fabio Fantozzi

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