Cozze e ostriche piene di microplastiche

Si prevede che entro il 2060 questi rifiuti triplicheranno: è allarme. Una ricerca ha confrontato 50 studi sulla contaminazione dei mari: nei molluschi trovato 10 volte il quantitativo dei pesci

NAPOLI – I nostri mari sono invasi dalla plastica. Secondo una ricerca recente si stima che sul fondo degli oceani siano presenti 14 milioni di tonnellate di microplastiche, più del doppio della quantità di inquinamento da plastica stimato sulla superficie dell’oceano. Si tratta di una quantità 30 volte superiore a quella che galleggia in superficie (dati dell’agenzia scientifica governativa australiana Csiro). Il problema è ambientale ma potrebbe avere ricadute anche sulla nostra salute. Le microplastiche presenti in mare, infatti, vengono facilmente inghiottite dagli animali marini. Attraverso la catena alimentare, e la plastica ingerita dai pesci può così arrivare direttamente nei nostri piatti. Le microplastiche infatti sono state trovate negli alimenti e nelle bevande, compresi birra, miele e acqua del rubinetto. Gli effetti sulla salute sono ancora ignoti, ma è possibile che alcune plastiche contengano sostanze chimiche tossiche che possono essere dannose.

Lo studio dei molluschi
Cozze, ostriche e capesante hanno i più alti livelli di contaminazione da microplastiche tra i frutti di mare. Lo rivela un recente studio condotto dalla Hull York Medical School, ateneo nel Regno Unito. La ricerca ha esaminato più di 50 studi tra il 2014 e il 2020 per indagare sui livelli di contaminazione da microplastiche a livello globale nei pesci e nei crostacei. Gli scienziati stanno ancora cercando di capire le implicazioni sulla salute per gli esseri umani che consumano pesce e crostacei contaminati da queste minuscole particelle di plastica di scarto, che si insinuano nei corsi d’acqua e negli oceani attraverso la cattiva gestione dei rifiuti. Lo studio mostra che il contenuto è nel range 0-10,5 microplastiche per grammo (MPs/g) nei molluschi, 0,1-8,6 MPs/g nei crostacei, 0-2,9 MPs/g nel pesce. Gli ultimi dati di consumo della ricerca mostrano poi che Cina, Australia, Canada, Giappone e Stati Uniti sono tra i maggiori consumatori di molluschi, seguiti da Europa e Regno Unito. Quelli raccolti al largo delle coste asiatiche sono stati i più contaminati, con i ricercatori che suggeriscono che queste aree sono più pesantemente inquinate dalla plastica.

Un futuro preoccupante
Evangelos Danoupolos, autore dello studio, ha dichiarato: “Sono state trovate microplastiche in varie parti di organismi come l’intestino e il fegato. Le specie di pesce come ostriche, cozze e capesante vengono consumate intere mentre nei pesci e nei mammiferi più grandi vengono consumate solo parti. Pertanto, è fondamentale comprendere la contaminazione da microplastiche di parti specifiche del corpo e il loro consumo da parte dell’uomo”. Si prevede che i rifiuti di plastica generati in tutto il mondo triplichino fino a raggiungere i 155-265 milioni di tonnellate all’anno entro il 2060. Parte di questa plastica si disperde nell’ambiente e poi si fa strada negli oceani, nei laghi e nei fiumi ha il potenziale per diventare microplastica all’interno di crostacei, pesci e mammiferi marini.

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