Crisi economica a Caserta, panettone amaro per i lavoratori

CASERTA – “Guadagnando poco più di mille euro al mese non si riesce ad andare avanti e quando il lavoro è precario si vive con la preoccupazione di non sapere neppure se, nel prossimo futuro, si riuscirà a portare il piatto a tavola”: i lavoratori del Casertano si trovano con l’acqua alla gola, schiacciati tra gli stipendi bassi, tra i più scarsi di tutta Italia e il fenomeno del precariato, sempre più diffuso a danno del lavoro stabile.

Le feste di Natale arrivano portando preoccupazioni più che speranze, debiti più ricchezza. Tante, troppe le famiglie che si trovano in difficoltà. Decine di migliaia di nuclei familiari che già prima si ritrovavano costretti a ricorrere ad aiuti e che ora, con la ricorrenza alle porte, si trovano a vivere uno dei momenti più gravi della loro vita. “Con uno stipendio così basso non posso nemmeno provvedere alla famiglia – continua Pierluigi De Caro – In famiglia non si può non lavorare. Il problema è che non ci sono abbastanza servizi per poter occuparsi dei figli. Entrambi lavoriamo fino e oltre le otto di sera. Se non avessimo i suoceri a darci una mano non avremmo speranza. Eppure, lavorando entrambi, riusciamo a stento a coprire le spese. Ormai anche se si lavora si è poveri: soprattutto quando gli stipendi, già bassi, perdono anche quel poco di valore che avevano”. E’ autentico allarme sociale in Terra di Lavoro. “Ho lavorato sei mesi a tempo pieno percependo la paga come un part-time: ho abbandonato perché il lavoro era diventato insostenibile – a parlare è Sara Russo – Purtroppo, nella maggior parte dei casi, queste sono le ‘offerte’ degli imprenditori. Dalle nove di mattina alle nove di sera per solo settecento euro. Non abbastanza per sopravvivere. Senza la possibilità di trovare un secondo lavoro. Il disagio sociale c’è, bisogna soltanto capire di chi sono le responsabilità”.

Le prospettive a Caserta e provincia non sono delle migliori. Anzi, la situazione peggiora ogni giorno che passa. Interventi pochi. “Il quadro generale è sconfortante – sono le parole di Giovanni Letizia, segretario Cisl Caserta – Ci sono piccole iniziative positive ma dobbiamo fare una fotografia reale su ciò che avviene: chi ha ruoli istituzionali deve darsi una scossa se vogliamo fare sì che questo territorio possa risalire la china. Anche la Confindustria deve agire con più determinazione. C’è bisogno di intervenire, in modo deciso. La parola d’ordine, in questo territorio, deve essere investimenti e lavoro. C’è bisogno di una classe politica che si crei il problema di come attrarre investimenti. Se ci sono accordi vanno sostenuti. Ci sono battaglie da fare, come quella per il nuovo Policlinico. Stessa cosa il turismo: se non c’è rete tra la Reggia e il territorio non si può creare nulla. Su queste questioni, importanti, dobbiamo avere una voce comune. La politica del territorio si dimostra troppo ‘morbida’ nei confronti della Regione, che ha abbandonato la provincia a sé stessa. Il ‘modello Caserta’ prevedeva una fase di creazione dopo quello di repressioni. Come Cisl appoggiamo qualsiasi azione politica, proveniente da destra o da sinistra, purché sia a beneficio del territorio. Grandi temi come le Zes: dobbiamo prima farle partire prima che non fare stucchevoli discussioni su se e come allargarle. Se non si agisce a Caserta ci sarà un tracollo. I giovani vanno via da questa terra, che non offre niente. Servizi, infrastrutture: c’è bisogno di tutto. La politica deve agire per far rinascere il territorio”.

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