Croce Rossa, approvato il bilancio ‘falsato’

Duemila euro per alberghi e ristoranti nell’anno del Covid. Assenti i fitti per la sede nella villa confiscata

CASERTA – E’ stata tutt’altro che indolore l’approvazione del bilancio consuntivo 2020 del comitato casertano della Croce Rossa presieduto da Teresa Natale (nella foto). Al di là delle veline da regime che pure sono circolate nelle ultime ore basta il dato numerico dei partecipanti all’assemblea per capire quanto lontani si sia da un clima sereno. Sui 450 volontari aventi diritto a prendere parte all’assemblea si sono presentati in collegamento su Zoom solo in 105. Tra questi non avevano diritto al voto i 5 componenti del direttivo, presidente compresa, oltre ai due commercialisti presenti, e il bilancio, con 3 astenuti e 17 contrari, è passato con un numero ancora indefinito di favorevoli, ma di questo parleremo più avanti. La storia del consuntivo 2020 del comitato locale merita di essere raccontata.

La prima convocazione dell’assemblea è stata ritirata perché mancavano le carte contabili e la presidente è stata costretta a riconvocare la seduta il 28 giugno. Come da prassi, e come da regole in vigore per il terzo settore (in questo caso poco importa la natura privatistica della nuova Croce Rossa), il bilancio sarebbe dovuto essere disponibile con largo anticipo per i volontari, proprio per consentire a tutti di prendere visione delle ‘carte’. Il bilancio, invece, ai volontari, è arrivato via mail solo domenica 27 giugno, con poco più di 12 ore per esaminarlo. Non poteva passare inosservato questo modus operandi anomalo, anomalo come anche la contabilità messa nero su bianco dalla presidente Natale che si è fatta aiutare, per l’occasione, da due dottori commercialisti: Giacomo Caterino e Massimiliano Grassi, entrambi presenti all’appuntamento on line. La prima delle anomalie riscontrate (abbiamo avuto modo di sentire la registrazione dell’assemblea e di visionare le carte a conferma di quello che troverete su Cronache oggi e domani) riguarda le modalità della conta. Se la presidente Natale è stata decisa nel chiedere l’identificazione dei votanti contro e degli astenuti, non lo è stata altrettanto per i favorevoli conteggiando tutti i non contrari e non astenuti come tali (quando a testimonianza dei volontari si ricorda che nelle sedute dal vivo dell’epoca pre Covid tanti erano quelli che, pur presenti, rinunciavano ad esprimersi in uno dei tre modi possibili marcando una sorta di ‘scheda bianca’). La seconda anomalia riguarda il conto complessivo che è emerso dalle due relazioni a cui si è data lettura, la prima della presidente e del direttivo, la seconda della dottoressa Amelia Fiore, revisore dei Conti.

La presidente Natale ha messo nero su bianco che c’è un avanzo di gestione di 8.548,55 euro, nella sue relazione specifica che si è registrato un saldo di cassa di 6.627,14 euro e un saldo in banca (entrambi al 31 dicembre 2020) di 3.582,29 euro. Va da sé che la somma delle due cifre non è 8.548,55 euro ma i 10.209,43 euro che sono invece segnalati dal revisore dei Conti. A questo punto o si è sbagliata la Natale o si è sbagliata la dottoressa Fiore. A fronte della richiesta di chiarimenti sono chiaramente udibili i commenti poco lusinghieri del commercialista Caterino nei confronti dei volontari ma, al di là di questo, è la spiegazione offerta che non convince. Il professionista ha spiegato che ci sono dei difetti da ‘forzare’ e che anche il bilancio del 2019 andrà rivisto. Anticipando qualcosa circa le cifre impresse nel bilancio vanno segnalato le anomale cifre, tra le spese, di 1.654,20 euro (Alberghi e ristoranti), 1.193,89 euro (indicate come ‘spese di rappresentanza no alberghi e ristoranti’) e di ulteriori 453,90 euro (‘spese di rappresentanza alberghi/ristoranti). L’anomalia sta nel fatto che oltre 3mila euro sono stati spesi in ‘rappresentanza’, tra cui 2mila in alberghi e ristoranti nel 2020, nell’anno in cui alberghi e ristoranti, causa Covid, sono stati più chiusi che aperti. Domani vi forniremo le altre cifre che ben possono far dire che siamo in presenza di un bilancio falsato soprattutto per l’assenza delle voci che riguardano il pagamento dei fitti della villa confiscata ai Della Ventura.

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