Da Ventimiglia a Gheddafi, dalla Tav alle aziende comprate: gli intrecci con la Francia e l’esigenza di un nemico

Mattarella, Conte e Moavero cercano di distendere i toni: "Bisogna difendere e preservare l'amicizia con la Francia". Ma analizzando gli ultimi mesi si ha la sensazione che lo scontro sia stato cercato

AFP / Lionel Bonaventure In foto il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron

In Francia, a Lione, deve (dovrebbe) arrivare la Tav. In Francia c’è pure Macron, che con Matteo Salvini troppo d’accordo non va. Lo scorsa estate la polizia francese, al confine, a Ventimiglia, ha fatto il bello e il cattivo tempo con diversi migranti. E con i francesi, recentemente, pure Luigi Di Maio è andato giù pesante: prima la storia di Gheddafi, poi la colonizzazione.

Intanto, mentre il governo pentastellato si azzuffa mediaticamente con i cugini, proprio la finanza parigina continua a comprare pezzi del Belpaese (ma il grosso, l’ha fatto negli anni scorsi) .

Soltanto nel 2016 i francesi hanno acquisito quote di 34 aziende ‘medie’: un’operazione dal valore di 3,1 miliardi di euro. Hanno messo mano a griffe di alta modo, alla grande distribuzione (Carrefour ha inglobato la creatura del defunto Giorgio Caprotti), all’energia e pure alle banche.

Ora Palazzo Farnese è vuoto: la Francia (clicca qui) ha richiamato a casa il suo ambasciatore a Roma.

A vestire i panni di pompiere c’è il presidente Sergio Mattarella: “Bisogna difendere e preservare l’amicizia con la Francia”.

Per Enzo Moavero, ministro degli Esteri, i punti di vista diversi tra le due nazioni non devono intaccare un’alleanza solida che dura da decenni.

Pure Conte sta cercando di mediare: “Il rapporto tra Italia e Francia ha una radice antica di ordine culturale ed economico e non può essere messo in discussione”.

Adesso si getta acqua su fuoco. Analizzando gli ultimi mesi, invece, si ha la sensazione che sia stato fatto il possibile per innescare l’incendio. Uno scontro serviva. Anzi, era necessario un avversario, soprattutto al governo. Il metus hostilis, la paura del nemico, in questo caso i francesi, avrà il compito di ricompattare l’esecutivo. I romani, per restare uniti,

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