Diplomatico canadese arrestato in Cina, si teme ritorsione per il caso Huawei

Solo una settimana fa le autorità di Ottawa avevano fermato all'aeroporto la direttrice finanziaria del colosso di telefonia, si sospetta ritorsione cinese.

Usa e Cina trovano l'accordo
Xi Jinping e Donald Trump/Foto LaPresse

PECHINO – Un diplomatico canadese è recentemente finito in manette in Cina. Secondo i media occidentali, tale evento sarebbe una “ritorsione” di Pechino ai danni del Paese nordamericano.

L’antefatto della settimana scorsa

Il fermo del funzionario sarebbe infatti una reazione del gigante asiatico alla detenzione disposta dalle autorità di Ottawa il primo dicembre scorso ai danni di Meng Wanzhou, direttore finanziario del gruppo Huawei (libertà nella notte su cauzione).

L’individuo tratto in arresto in questi giorni si chiamerebbe Michael Kovrig. Tra il 2012 e il 2016, avrebbe lavorato presso le rappresentanze diplomatiche canadesi alle Nazioni Unite, a Hong Kong e a Pechino.

Già avviate le trattative per la scarcerazione del consulente

Nel 2017, il canadese avrebbe iniziato a collaborare come consulente per l’Asia orientale con l’ong International Crisis Group (Icg), specializzata nella ricerca di soluzioni ai conflitti internazionali. La notizia della sua detenzione, riportata dai principali media nordamericani, ha subito trovato la conferma dall’esecutivo Trudeau. Il primo ministro liberale ha infatti assicurato di avere immediatamente avviato “trattative” con le autorità di Pechino. Tuttavia, non ha ancora precisato i motivi alla base dell’arresto di Kovrig ad opera della polizia cinese.

Il ministro della Sicurezza canadese smentisce legame diretti tra i fatti

Ralph Goodale, ministro della Sicurezza nazionale, ha comunque subito negato l’esistenza di “legami diretti” con il caso di Meng Wanzhou. I media nordamericani, invece, hanno immediatamente avanzato la tesi della ripicca. Secondo loro Pechino avrebbe deciso il fermo del consulente dell’Icg al fine di “esercitare pressioni” sul governo Trudeau affinché quest’ultimo rilasci la top manager di Huawei.

Meng Wanzhou a rischio estradizione

La figlia del fondatore del colosso cinese è accusata di avere violato il regime sanzionatorio varato da Washington ai danni dell’Iran. La ragazza si è vista di recente accordare da un tribunale di Vancouver, in cambio del pagamento di una cauzione pari a sette milioni e mezzo di dollari, la libertà provvisoria. Tuttavia, Meng Wanzhou potrebbe a breve ricevere il provvedimento di estradizione negli Stati Uniti, dove rischia una condanna a trenta anni di reclusione.

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