Droga, aste e orologi preziosi. Tutti gli affari della ‘Carogna’

L’ascesa del gruppo De Tommaso raccontati dagli ex boss della famiglia Giuliano e da Giuseppe Misso

NAPOLI – Non solo trafficanti di droga. L’ascesa del gruppo De Tommaso negli ambienti criminali del centro di Napoli è iniziata con il contrabbando di sigarette e il controllo delle aste. E’ stato l’ex padrino di Forcella, Luigi Giuliano, a riferire sulle attività del sodali zio ribattezzato la ‘sporca dozzina’. Nel 2002, infatti, l’ex boss dichiarava: “Peppe l’assassino e il gruppo della ‘sporca dozzina’ nel corso degli anni hanno sempre garantito a noi famiglia Giuliano i proventi della attività del contrabbando di sigarette e della droga ed hanno anche fornito direttamente a noi droga. I Malaforbice della Sanità facevano e hanno fatto la stessa cosa in favore di Secondigliano e ciò era stato il frutto di una comune decisione presa a tavola tra noi Giuliano e Secondigliano”. Poi aggiunse: “A un certo punto fui io a stabilire una intesa con i miei fratelli dicendo loro che potevano prendersi la droga mentre a me sarebbe ro rimasti i soldi derivanti dal contrabbando di sigarette e così è avvenuto perché io ho continuato a percepire questi soldi fino ad epoca recentissima”. Secondo gli inquirenti, ‘Peppe l’assassino’ non sarebbe altri che Giuseppe De Tommaso, zio del pentito Gennaro e fratello di Ciro (arrestato due giorni fa) e Gaetano. Secondo la ricostruzione di Giuliano, infatti, il gruppo avrebbe cominciato la sua attività con il contrabbando di sigarette, per poi passare al traffico di stupefacenti per conto delle cosche del centro cittadino. Non solo. Altra attività gestita della ‘sporca dozzina’ era il controllo delle aste. E’ stato sempre Giuliano a riferire il particolare ai magistrati antimafia in uno dei suoi interrogatori. “Da circa 15 anni almeno, il gruppo della ‘sporca dozzina’, insieme ad alcuni gioiellieri della zona di San Biagio dei Librai, gestisce le aste che si svolgono ogni settimana presso il Monte dei Pegni del Banco di Napoli della zona vicino piazza San Domenico Maggiore. Quando parlo di ‘sporca dozzina’, come ho avuto già occasione di riferire nei precedenti interrogatori, mi riferisco a ‘Peppe l’assassino’, al fratello ‘Gigione ‘a carogna’, a tale ‘Pierino’ e ad altre due persone di cui non ricordo nomi o soprannomi e di cui una è affetta da una evidente forma di strabismo. Del gruppo della ‘sporca dozzina’ fanno parte anche alcuni figli e nipoti di queste persone, ma questi ultimi si occupano solo del contrabbando di sigarette e non di questo discorso”. Solo con la disarticolazione del gruppo Giuliano, i De Tommaso avrebbero deciso di dedicarsi esclusivamente al traffico di marijuana. A raccontarlo è stato un altro collaboratore ‘storico’, Giuseppe Misso. “I De Tommaso si occupano anche di traffico di sostanze stupefacente e in particolare marijuana che vanno a comprare in Olanda i loro figli. In particolare il figlio di Peppe per ogni carico che facevano mi regalavano un pacco di erba. Facevano due o tre carichi al mese. I rispettivi figli andavano in Olanda ma non so poi come trasportassero la droga in Italia. I De Tommaso facevano in sostanza i grossisti nel senso che non avevano delle piazze proprie ma la rivendevano agli spacciatori”. Oltre al traffico di droga e al contrabbando di sigarette, però, il gruppo si sarebbe occupato anche della ricettazione di costosi orologi. Un affare, quest’ultimo, gestito direttamente da ‘Gigione ‘a Carogna’ alias Ciro De Tommaso, padre di Gennaro, ex capo ultrà oggi collaboratore di giustizia. E’ stato Guglielmo Giuliano a svelare a i magistrati antimafia come i Rolex ‘scippati’ a Napoli e Roma finissero nelle mani degli acquirenti di Miami, Cuba e del Sudamerica. L’interrogatorio risale al 2003 ma offre comunque uno spunto investigativo su quelle che erano le reali capacità del gruppo De Tommaso. “Ciccione ’a carogna si è sempre occupato, prima alle dipendenze di noi Giuliano, ed ora alle dipendenze di Misso, di acquistare gli orologi Rolex rubati, cioè rapinati e scippati, sia a Napoli che a Roma, per poi rivenderli a Miami, a Cuba e in Sud America, dopo aver provveduto a predisporre un falso certificato, in modo da fare apparire che questi orologi fossero puliti. Tutto ciò potete accertarlo verificando il suo passaporto”.

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