Due bombe, distrutte otto auto. E’ guerra contro i De Martino

Ponticelli. Il sospetto è che nel mirino ci fossero alcuni affiliati. Il commando durante la stesa: “Comandiamo noi”

NAPOLI – A Ponticelli è riesplosa la faida e lo ha fatto nel modo più eclatante e rumoroso possibile: con le bombe. Sono due gli ordigni che sono stati lanciati da un cavalcavia stradale in via Esopo, nel cuore del rione Fiat, causando l’esplosione dei finestrini di almeno otto automobili parcheggiate nello slargo a ridosso delle palazzina popolari. Sono state decine le segnalazioni giunte alle forze dell’ordine dopo le 23 di martedì. Sul posto si sono recati i carabinieri della compagnia di Poggioreale che si occupano delle indagini insieme ai militari del nucleo investigativo del comando provinciale. Dopo un sopralluogo effettuato nella zona è stato accertato che non c’erano feriti e che i danni erano solo ai veicoli. Analizzando la possibile matrice del fatto la pista che si è aperta agli investigatori ha iniziato a guardare inevitabilmente alla faida che, a corrente alternata, si sta combattendo nel quartiere popolare che fu il regno dei Sarno. Da una parte ci sono i componenti del cartello formato dai De Luca Bossa, dai Minichini e dai Casella, federati con gli Aprea e i Cuccaro di Barra e alleati dei Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, tutti emanazione dell’Alleanza di Secondigliano, il maxicartello che ha ai suoi vertici le famiglie Mallardo, Licciardi e Contini, rispettivamente di Giugliano, Secondigliano e dei quartieri Vasto e Arenaccia. Dall’altra ci sono i De Martino noti anche come gli ‘XX’ e i De Micco. Il messaggio esplosivo sarebbe diretto propio ai de Martino che, al rione Fiat, hanno la loro roccaforte. Ma c’è un altro particolare inquietante su cui stanno lavorando gli investigatori e che parte dalle parole di alcuni delle decine di residenti che, dopo le esplosioni, si sono riversati in strada. Pare infatti che in via Esopo ci fossero alcune persone e non si esclude che i ‘bombaroli’ della camorra possano aver lanciato gli ordigni dal cavalcavia puntando a bersagli mobili, ovvero a soggetti che si trovavano in strada. Fortunatamente non colpendoli. Due bombe che, con quella esplosa meno di 24 ore prima, diventano tre. Tutte indirizzate al gruppo De Martino. Il primo ordigno era stato piazzato sulla ruota di una Smart parcheggiata in strada in via Vera Lombardi. La vettura, dopo lo scoppio, è stata parzialmente distrutta. I poliziotti giunti sul posto hanno svolto i primi accertamenti per risalire al proprietario della Smart e si è scoperto che la vettura era stata presa a noleggio ed era in uso a Francesco Clienti, 45enne residente via Vera Lombardi, noto come Tattà.

Non solo. Nel corso della perlustrazione della zona la polizia ha trovato anche 13 bossoli di vario calibro a terra, probabilmente una stesa, nessun danno ad altre auto o altri palazzi. Il 45enne è un volto noto alle forze dell’ordine ex appartenente ai Sarno, poi passato con il gruppo Tarantino. Non solo. L’uomo risulterebbe essere il suocero di uno dei fratelli dei De Martino del rione Fiat e questo ha subito riportato ad incastonare le indagini sull’ordigno nello stesso contesto investigativo della guerra a orologeria che si sta combattendo a Ponticelli. Non solo. Nel corso di un sopralluogo sono stati recuperati anche tredici bossoli frutto di una precedente stesa nella zona. Il doppio raid di lunedì notte era stato valutato come un possibile botta e risposta, dopo gli spari di sabato su cui si sta lavorando dopo aver visionato i filmati delle telecamere di sorveglianza. La ‘stesa’ in via dei Mosaici risale a sabato pomeriggio. I carabinieri hanno individuato il veicolo usato dal commando, una Fiat Punto di colore scuro. Attraverso le immagini hanno appurato che l’utilitaria è passata davanti alle palazzine popolari del cosiddetto ‘Lotto O’ quasi senza fermarsi, attorno alle 16 e 30. Chi era seduto dietro ha tirato fuori una pistola ed ha fatto fuoco tre volte in rapida successione. Un messaggio di piombo, come accade spesso. Un avvertimento nel bunker dei De Luca-Bossa. La stesa di risposta sarebbe stata accompagnata da un messaggio urlato da uno del commando: “Qua comandiamo noi”. Poi sono arrivate le bombe.

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