Elezioni, Tajani: “Sì alla flessibilità sul Pnrr ma non si può stravolgere. Berlusconi regista del c.destra”

Il Pnrr “non si può stravolgere, non si può fare la rivoluzione”, tuttavia “alcune scelte possono essere modificate con il consenso dell'Unione europea”.

Foto Andrea Panegrossi / LaPresse in foto Antonio Tajani

ROMA – Il Pnrr “non si può stravolgere, non si può fare la rivoluzione”, tuttavia “alcune scelte possono essere modificate con il consenso dell’Unione europea”. Antonio Tajani, intervistato nello ‘Speciale elezioni’ di LaPresse in vista del voto del 25 settembre, chiarisce così la posizione di Forza Italia rispetto all’utilizzo dei fondi europei. “Abbiamo una visione molto chiara – sottolinea il coordinatore nazionale del partito -: da sempre abbiamo chiesto flessibilità all’Europa per quanto riguarda l’applicazione del Recovery fund nel nostro Paese”, ma “tra la flessibilità e la rivoluzione c’è una bella differenza”. Insomma, un approccio più cauto e sfumato rispetto a quanto proposto ultimamente dalla presidente di Fdi, Gorgia Meloni.

Nonostante alcune evidenti differenze presenti all’interno della coalizione, Tajani assicura che il centrodestra “si candida a governare il Paese e credo che lo farà bene, sarà unito e coeso. Le divisioni sono a sinistra”. Poi però ammette, “siamo partiti diversi, abbiamo la nostra identità: noi siamo l’anima popolare, il centro alternativo alla sinistra, loro (Lega e FdI, ndr) sono le due destre ma questo non vuol dire che non ci sia una coalizione unita”. E Forza Italia, nello specifico, si presenta come “la forza del buonsenso, tranquilla, responsabile, seria e affidabile, lo abbiamo sempre dimostrato. Soprattutto a livello europeo la nostra credibilità è e sarà determinante per dare peso specifico al governo e all’Italia”. “Per la sua credibilità – ribadisce – FI sarà il perno attorno al quale ruoterà la compagine di governo e della coalizione”, mentre sul duello a distanza Salvini-Meloni con vista palazzo Chigi aggiunge: “Prima bisogna vincere e poi vedere chi farà il premier”. Escluso però un Draghi-bis: “E’ un uomo di grande spessore, dopo il voto farà quello che riterrà opportuno. E’ una risorsa per il nostro Paese, ha fatto bene il presidente del Consiglio ma finita la stagione del governo di unità nazionale, guidata da un non politico, si avrà un governo politico, scelto dagli italiani, con un presidente del Consiglio politico che noi indicheremo al Capo dello Stato”. E Silvio Berlusconi? “Non farà il presidente del Senato perché non è interessato a questo ruolo, ma certamente sarà un grande protagonista – annuncia Tajani –. È sempre stato il regista del centrodestra, l’uomo della saggezza, della responsabilità e della serietà che permetterà al centrodestra di essere credibile e affidabile. Senza Berlusconi e senza FI è impossibile avere un governo di centrodestra”.

Molto dipenderà anche dal risultato elettorale, da quanti voti il partito azzurro riuscirà ad attrarre. Ecco perché Tajani fissa una soglia sotto la quale sarebbe meglio non scendere: “Vogliamo superare le due cifre per avere un ruolo di equilibrio nella coalizione”. E per non perdere il confronto a distanza col nuovo Terzo polo a firma Renzi-Calenda dove sono approdate due ex di peso come Gelmini e Carfagna. Addii che comunque il coordinatore nazionale di FI tende a ridimensionare: “Chi abbandona il partito dove è cresciuto e dal quale ha avuto tanto rischia di essere un generale senza truppe, quindi non mi preoccupano le fuoriuscite”. L’obiettivo più che altro è quello di sfruttare il più possibile i giorni che rimangono da qui al voto, con tutti i leader (al fianco di Meloni e Salvini ci sarà anche Berlusconi) pronti a ritrovarsi unita sul palco che sarà allestito il 22 settembre in Piazza del Popolo a Roma. Ancora da capire invece come sarà lo schema alle prossime consultazioni. L’ipotesi di una coalizione divisa non è da escludere al momento, il nodo sarà sciolto solo all’ultimo, anche tenendo conto del verdetto delle urne.

di Ronny Gasbarri

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