Filippine, l’Isis rivendica il doppio attentato di Jolo

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JOLO – L’Isis torna a colpire. L’organizzazione terroristica ha rivendicato il doppio attentato alla chiesa di Jolo nel Sud delle Filippine. Lo ha scritto il Site, precisando che nel comunicato il sedicente Stato Islamico ha detto di aver ucciso 40 persone, tra cui 7 ufficiali delle forze di sicurezza, e ferito altre 80.

L’Isis (nel Paese l’organizzazione ad esso affiliata è Abu Sayyaf, gruppo inserito nella lista nera degli Stati Uniti e delle Filippine) parla di due kamikaze che si sono fatti esplodere. Il bilancio dichiarato dai terroristi sarebbe dunque il doppio di quello ufficiale, che è di 20 morti e oltre 110 feriti.

Il massacro

La strage si è verificata a Jolo, una roccaforte di militanti islamici nella nazione a maggioranza cattolica, dove i due attentatori hanno fatto esplodere cinture esplosive nella chiesa e nel parcheggio. Il tutto a una settimana dal referendum che ha approvato la creazione della Regione Autonoma di Bangsamoro.

Il voto dovrebbe dare maggiore autonomia alle aree a maggioranza musulmana delle Filippine meridionali, in sostituzione della Regione Autonoma del Mindanao islamico, ma che nella provincia di Sulu, dove si trova Jolo, è stato respinto.

Le due esplosioni

Secondo quanto ha spiegato la polizia, le due esplosioni sono avvenute durante la messa domenicale nella chiesa di Nostra Signora del Santo Carmelo: la prima esplosione è avvenuta sulla porta della cattedrale, poi la seconda, pochi minuti dopo, all’esterno dell’edificio, mentre i sopravvissuti in preda al panico stavano cercando di mettersi in salvo. A quel punto le forze governative stavano già rispondendo all’attacco. Per questo tra le vittime ci sono sia civili sia militari, cinque in tutto. I sette feriti più gravi sono stati trasportati in elicottero alla vicina città di Zamboanga. I militari a bordo di blindati hanno bloccato la principale strada di accesso alla cattedrale. Fuori uso per qualche ora anche i telefoni cellulari.

Il referendum

E’ il risultato dell’accordo di pace del 2014 tra l’allora governo di Benigno Aquino III e il Fronte islamico di liberazione Moro che, nelle intenzioni dei firmatari, dovrebbe porre fine a mezzo secolo di ribellione separatista che ha provocato 150mila morti. Ma contro l’accordo si è schierata appunto la fazione rivale del Fronte di liberazione nazionale Moro.

Il ricordo del Papa

Papa Francesco ha voluto ricordare le vittime durante l’Angelus: “Condanniamo questa violenza che colpisce questa comunità cristiana. Prego il Signore, principe della pace, affinché converta i cuori dei violenti e garantisca agli abitanti di quella popolazione una pacifica convivenza.

Il presidente Duterte

Perseguiremo fino alla fine del mondo gli spietati responsabili che sono dietro questo crimine ignobile – ha detto a Manila il presidente Rodrigo Duterte – fino a quando ogni killer non sia stato assicurato alla giustizia e sbattuto dietro le sbarre. La legge non avrà pietà”, ha detto a Manila il presidente Rodrigo Duterte, specificando che – le forze armate delle Filippine schiacceranno questi criminali senza Dio”.

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