Fine vita, appello della Cei al Parlamento: rispettare l’obiezione di coscienza dei medici

Il vescovo di Perugia spiega la sua preoccupazione

ROMA – I vescovi d’Italia sono rimasti “profondamente turbati” dalla decisione della Corte Costituzionale sul caso Dj Fabo, che ha sostanzialmente aperto al suicidio assistito, ma solo a determinate condizioni.

La linea della Cei

A margine della presentazione del Rapporto Immigrazione, curato da Caritas e Migrantes, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, domanda ai cronisti: “Non vi dice niente che i medici, che non sono sicuramente tutti dell’associazione cattolica, abbiano levato la loro voce, dicendo che questa non è la strada? Mi sembra che questo sia molto convalidante, no?”. Per questo, rivolge un appello al Parlamento, chiedendo di rispettare l’obiezione di coscienza dei dottori.

Un tema che divide le coscienze

Il vescovo di Perugia spiega la sua preoccupazione in questi termini: “Parto da un’altra concezione della vita. La persona deve essere accolta dal momento della nascita fino alla fine della vita naturale. La vita è una scintilla che non hai acceso tu, che è stata accesa, e che si deve spengere come tu l’hai accolta”. Quindi cita le parole di Papa Francesco, secondo cui “non si può usare la medicina per assecondare una possibilità di volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone diretta la morte con l’eutanasia”.

Alleviare il dolore

Oggi, osserva, ci sono tanti mezzi per alleviare il dolore. Insomma, non è vero che “con la nostra visione cristiana condanniamo qualcuno alla tortura, perché ci sono delle cure palliative: basta informarsi bene dai medici, che risolvono non dico tutte ma quasi tutti questi problemi”.

(LaPresse/di Matteo Bosco Bortolaso)

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