Frode sui carburanti, Ciccio Zagaria: Conte e Diana mi proposero l’affare

Il pentito: con Nuzzo avremmo dovuto investire 200mila euro a testa

CASAPESENNA – Tra il 2018 e gli inizi del 2019, Giuseppe Diana e Agostino Conte, imprenditori grazzanisani, sarebbero stati pronti a tuffarsi nel business delle frodi sul commercio di carburante: a raccontarlo alla Dda è stato il pentito Ciccio ‘e Brezza, al secolo Francesco Zagaria, originario di Casapesenna ma trapiantato a Capua. “Mi avvicinò Conte e mi disse che Diana, se non sbaglio titolare di un grosso deposito di gpl insieme a due figli, unitamente a Tommaso Nuzzo, suo socio di fatto, stavano per iniziare l’attività di commercio di idrocarburi che, a dire di Conte, avrebbe fruttato molti soldi, grazie ad un meccanismo di frodi. Mi spiegò che avevano già acquistato una flotta di camion e che l’attività era imminente, anche perché Giuseppe Diana – ha aggiunto Zagaria – era riuscito ad avere diretti contatti con chi importava il petrolio in Italia, in modo che, direttamente dai porti, tra cui Napoli, prima ancora che il prodotto fosse sdoganato, veniva illegalmente veduto e da noi distribuito”.

A spiegargli che il business sarebbe stato fruttuoso, ancor prima di Conte, ha chiarito il pentito, fu Tommaso Nuzzo: “E’ un imprenditore del clan Zagaria. Avevo tutti gli elementi per aderire a questa iniziativa, a cui però non ho fatto in tempo a partecipare in quanto sono stato arrestato a gennaio del 2019. Ebbi qualche esitazione ad inserirmi subito poiché – ha chiarito il pentito – nel 2017 ero stato arrestato e poco dopo scarcerato dal Riesame per associazione mafiosa”.

Ciccio ‘e Brezza all’Antimafia ha raccontato di aver parlato di questo business direttamente pure con Giuseppe Diana. “Mi recai presso il suo deposito. Dissi che ero pronto a costituire il capitale sociale della società che doveva avere come prestanome il figlio di Agostino Conte e nel quale io, Diana, Conte e Nuzzo avremmo versato 200mila euro a testa. Conte aveva da poco venduto una grossa azienda agricola per circa un milione di euro. Lui – ha aggiunto Zagaria – è vicino alla famiglia Schiavone, tanto che suo fratello Giuseppe venne arrestato insieme al noto Alfonso Cacciapuoti, capozona di Grazzanise”.

Le dichiarazioni di Zagaria sono state inserite dalla Dda di Potenza nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’imprenditore sanciprianese Raffaele Diana, accusato di aver fatto parte di un’associazione a delinquere specializzata proprio nel commerciare illegalmente carburanti. Logicamente non sono vangelo e saranno gli inquirenti a svolgere ulteriore accertamenti per verificarle. Il Giuseppe Diana (non parente all’arrestato) indicato dal pentito non è coinvolto nell’inchiesta ed è innocente fino a prova contraria. Per diversi anni ha affrontato numerosi processi nei quali era stato accusato di essere contiguo al clan dei Casalesi, ma tutti i procedimenti si sono conclusi per lui con l’assoluzione, fatta eccezione per un’ipotesi di estorsione ai danni del cognato Michele Orsi (assassinato dal commando di Giuseppe Setola nel 2008). Nonostante i verdetti a lui favorevoli, la Cassazione ha recentemente confermato la confisca di alcune sue società e di vari immobili dal valore di diversi milioni di euro. Estranei all’indagine su Raffaele Diana e innocente fino a prova contraria anche Agostino Conte e Tommaso Nuzzo tirati in ballo il pentito.

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