Fuga di notizie, in 4 nei guai

L’esistenza dell’inchiesta su Macfer e Schiavone rivelata da un funzionario di banca, Gli inquirenti: la comunicò all’uomo d’affari De Vito dopo un accertamento dei carabinieri nel suo ufficio. Coinvolti un legale e un militare dell’Arma

CASERTA – Una fuga di notizie che ha rischiato di compromettere l’indagine su Nicola Schiavone e i suoi sodali: è il tema della seconda ordinanza cautelare emessa dal giudice Giovanna Cervo ed eseguita ieri mattina. Francesco Chianese, 42enne di Napoli, funzionario dell’istituto di credito Banca popolare di Torre del Greco (estraneo all’inchiesta), era stato incaricato “di evadere il decreto di esibizione del pubblico ministero e la relativa delega di indagine dei militari dell’Arma del Norm di Caserta” avente ad oggetto “l’acquisizione di documentazione bancaria e di informazioni riservate inerenti i rapporti di credito di persone fisiche e società”. E tra le ditte c’era la Macfer, per gli inquirenti gestita di fatto da Crescenzo De Vito, 42enne di Giugliano in Campania. Chianese avrebbe dovuto mantenere l’assoluto riserbo su quella richiesta del pm. Per ragioni di ufficio era venuto era venuto a conoscenza che la Dda era alle prese con un’attività complessa, che riguardava un correntista della banca per cui lavorava. Informazione che non avrebbe dovuto dire a nessuno. Ed invece, sostiene la Procura, comunicò proprio a De Vito l’esistenza di un procedimento incardinato presso la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, fornendogli il numero di registro generale, il nominativo del magistrato e della polizia giudiziaria delegata. Condotta che avrebbe potuto minare in modo irreversibile tutta l’azione investigativa incentrata sulle ipotizzate infiltrazioni del clan dei Casalesi, attraverso Nicola Schiavone, negli appalti di Rfi tramite una rete di società con cui era in affari (tra le quali, appunto, la Macfer).

De Vito, avuta l’imbeccata dal funzionario di banca, si sarebbe rivolto al legale Matteo Casertano, avvocato penalista del foro di Napoli Nord, che a sua volta, in base a quanto accertato dagli inquirenti, aveva compulsato il maresciallo Giuseppe Febbraio in servizio presso la sezione di polizia giudiziaria della Procura di Napoli affinché si attivasse per attingere notizie sull’inchiesta in corsa. E De Vito da legale e sottufficiale, dopo aver appreso che lui personalmente non era almeno in quella fase indagato, avrebbe riferito a Nicola Schiavone e ai suoi più stretti collaboratori dell’indagine a suo carico.

I protagonisti di questa ipotizzata fuga di notizie sono sotto inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento personale con l’aggravante della finalità mafiosa. Per Casertano e De Vito sono scattati i domiciliari, per Chianese il divieto temporaneo di esercitare attività bancaria e creditizia per 6 mesi. Il sottufficiale è sotto inchiesta a piede libero.

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