Gianluca Bidognetti al carcere duro

Gianluca Bidognetti

CASAL DI PRINCIPE – Sarà trasferito in un carcere di massima sicurezza probabilmente già da oggi. Gianluca Bidognetti, 34 anni, figlio del capoclan Francesco Bidognetti detto Cicciotto ‘e mezzanotte (in carcere dal 1993) andrà al carcere duro. Il Ministero della Giustizia ha disposto il regime del 41bis dopo l’ultima inchiesta in cui Bidognetti junior è stato coinvolto lo scorso mese di novembre insieme alle sorelle Katia e Teresa. Detenuto in una zona transito, quella prima del trasferimento dal penitenziario di Trapani si trovava ristretto almeno fino ad ieri, sarà sottoposto alla carcerazione riservata ai capi. Motivo: i suoi rapporti con l’esterno gli permettono di mantenere salde le redini di comando della cosca.

L’inchiesta

Il suo avvocato, Domenico Della Gatta, attende di avere in mano il provvedimento completo che dispone il carcere duro per poterlo impugnare con un ricorso al tribunale di sorveglianza di Roma chiedendone l’annullamento. Dall’inchiesta che si concluse con gli arresti di novembre emerse il ruolo di capo di Gianluca Bodognetti che seppur detenuto impartiva ordini dal carcere. Guidava la compagine mafiosa dal carcere di Terni grazie ad un cellulare: è la tesi della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. La prigione non avrebbe impedito a Gianluca Bidognetti di ricoprire il ruolo di capocosca.

Le intercettazioni

La prima chiamata intercettata che ha messo in allerta gli investigatori è datata 5 novembre 2020. Parte da Terni, da un numero intestato ad un cittadino straniero e a raccoglierla è Vincenzo D’Angelo. Per i militari dell’Arma non ci sono dubbi: era la voce di Gianluca. In quell’occasione si limitò a dire: “Dammi il numero di Paciotto, mandami un messaggio sopra a questo telefono”. Il ‘Paciotto’ a cui faceva riferimento, accertano i carabinieri, è Federico Barrino, destinatario anche di numerose lettere inviate proprio da Gianluca dalla prigione. Quest’ultimo a ‘Paciotto’ avrebbe dato il compito di riscuotere i soldi ottenuti dalle estorsioni a cui venivano sottoposti, in nome del clan, i negozianti e gli imprenditori dell’Agro aversano. A fare da collegamento tra il figlio del capoclan, recluso in regime di ‘alta sicurezza’ a Terni, e il mondo esterno sarebbe stato soprattutto Vincenzo D’Angelo, compagno di Teresa Bidognetti (sorella di Gianluca).
© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome