Governo, Draghi: “Se unito andrà avanti bene”. E del Quirinale non ne parla

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Mario Draghi

ROMA – “Un’ultima postilla” per annunciare che non darà nessuna risposta sul Quirinale. La rivendicazione delle decisioni prese, sulla scuola da tenere “aperta e in presenza” come sulle misure per arginare i no vax, dai quali “dipende la gran parte dei nostri problemi”. Le scuse per non aver fatto una conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha varato l’obbligo vaccinale per gli over 50, dopo una “sottovalutazione delle attese” dei cittadini.

La convinzione che, nonostante le fibrillazioni, il Governo possa “andare avanti bene”. Mario Draghi, dopo le polemiche sul suo silenzio, torna ad incontrare i giornalisti e a parlare al Paese. Il premier, prima ancora di spiegare i provvedimenti adottati per contrastare la pandemia, fotografa il momento che l’Italia (e il Governo) stanno attraversando. Sarà “un anno che dobbiamo affrontare con realismo, prudenza, ma anche con fiducia e soprattutto con unità”, esordisce, pensando sì alle forze politiche che sostengono il suo esecutivo ma anche a sindaci a governatori, medici e dirigenti scolastici, famiglie e ragazzi.

Nessun immobilismo, quindi, tiene a rimarcare, ma la volontà di graduare la strategia di contrasto a Omicron con la precisa volontà di “tenere l’Italia aperta”. In questo senso va l’ultimo decreto, spiega, rivendicando l’unanimità raggiunta non in nome di un compromesso politico ma del buonsenso. “Quando si introducono provvedimenti di questa portata occorre puntare all’unanimità – argomenta – Avere l’unanimità della vasta coalizione che sostiene il governo è un obiettivo che, se possibile, si deve raggiungere. Non la mediazione a tutti i costi, la soluzione trovata deve avere senso”, è la sottolineatura.

Il premier minimizza i contrasti interni

“Le diversità di vedute su questo decreto” così le definisce ritenendo eccessivo parlare di fibrillazioni, sono di gran lunga inferiori a quelle che ci sono state in altre occasioni, come quella sulla giustizia. Non è né un’esperienza nuova né particolarmente drammatica, sono diversità di vedute normali”, insiste, puntando i riflettori, piuttosto, sulla “voglia da parte della maggioranza di lavorare insieme e di arrivare a decisioni condivise” che c’è stata “in questi undici mesi”, e “si nota ancora: finché c’è quella – assicura – il governo va avanti bene, quello è l’essenziale”.

Il silenzio sulla partita che riguarda il successore di Sergio Mattarella, però, è eloquente. Draghi mette in chiaro le regole d’ingaggio sin da subito: “Faccio una postilla, non rispondo a domande sui futuri sviluppi, sul Quirinale e altro”, sentenzia, bollando come “non accettabile” l’interrogativo sulla presunta intenzione di FI di lasciare il Governo qualora non ci fosse lui a guidarlo.

I cronisti insistono

Ci sono il caro bollette, il Pnrr, la battaglia da combattere in Europa sul patto di stabilità, guiderà ancora il Governo in questa fase di emergenza? “A questa domanda non posso rispondere”, replica l’ex uomo di Francoforte “accogliendo” invece la parte del quesito che riguarda i nuovi fondi da mettere in campo contro i rincari energetici e le sfide sul Next generation Eu.

Il lavoro del Governo, insomma, è la linea, va avanti e tante ancora sono le cose da fare. Per questo – e per evitare di finire nel fuoco incrociato che i partiti si apprestano ad aprire sulla corsa al Colle – il premier tace. Quasi una difesa di se stesso e del Governo che rappresenta (che magari si sarebbe aspettato anche dalle forze politiche) più che un chiamarsi fuori dalla partita, che resta comunque tutta da giocare.

Nessun passo di lato, quindi. Anche se ‘super Mario’ un errore ammette di averlo commesso. Non l’aver messo i remi in barca (“si dice ‘Draghi non decide più’. Stiamo dimostrando che la scuola aperta è una priorità e questo non è il modo con cui il problema veniva affrontato in passato”, rivendica) ma non aver spiegato al Paese la rotta presa.

Il premier richiama l’attenzione di tutti, alla fine dell’incontro, per fare ammenda: “Questa conferenza stampa avviene come risposta alle critiche che il governo e io abbiamo ricevuto per non averla fatta il giorno in cui il consiglio dei ministri ha approvato il decreto. Ci sono molti motivi di carattere più circostanziale, ma c’e’ stato da parte mia una sottovalutazione delle attese che tutti avevano per quella conferenza stampa, per cui mi scuso e vi chiedo di considerare questo un atto riparatorio, spero che sia adeguato. Alla prossima”.(LaPresse)

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