Governo: stallo su presidenza Camere. Meloni tira dritto, ma è ancora nodo Mef e Ronzulli

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse Nella foto: Giorgia Meloni

“Forte, unito, autorevole”. È il governo che vuole Giorgia Meloni. Quello a cui sta lavorando da oltre due settimane, dal giorno dopo il voto. E non intende fare marcia indietro. L’ultima parola quindi sarà la sua. Anche perché, come ricordato più volte, è lei a metterci la faccia. Così al termine dell’ennesima giornata di lavoro trascorsa dentro e fuori Montecitorio (da segnalare l’incontro con il ministro dell’Economia Daniele Franco per fare un punto sulla situazione dei conti pubblici) approfondendo i dossier che l’Italia si trova ad affrontare nell’immediato – dal caro bollette all’approvvigionamento energetico, passando per la legge di bilancio – la leader di Fdi ribadisce la linea.

“I governi sono politici quando hanno un mandato popolare, una guida politica, una maggioranza nata nelle urne e non nel palazzo, un programma e una visione chiari – sottolinea -. Proprio per realizzare quella visione e quel programma coinvolgeremo le persone più adatte: nessuno si illuda che cambieremo idee e obiettivi rispetto a quelli per i quali siamo stati votati. Il nostro sarà il governo più politico di sempre”.

L’obiettivo resta quello di mettere in piedi un esecutivo di alto livello, senza rinunciare alla possibilità di inserire tecnici d’area per determinate, strategiche, caselle. Le trattative con Lega e Forza Italia, però, al momento restano incagliate proprio sulla squadra dei ministri e sulla presidenza delle Camere. E su quest’ultimo punto da via della Scrofa il messaggio agli alleati è chiaro: per Fdi il nome forte per Palazzo Madama resta quello di Ignazio La Russa.

La Lega per la stessa poltrona da tempo controbatte proponendo Roberto Calderoli. “Stiamo lavorando per lui come presidente del Senato”, afferma difatti il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, al termine delle procedure di registrazione a Montecitorio. Il nodo dovrà essere sciolto a breve, magari con un nuovo vertice tra Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, al momento però in stand-by. A vedersi a Villa Grande, residenza romana del Cav, sono infatti solo il leader di FI e il Capitano leghista.

Il faccia a faccia dura circa 45 minuti, e al termine da via Bellerio si rimarca il fatto che Salvini resta “in costante contatto con gli alleati”. “La Lega non ha pretese né preclusioni – viene sottolineato -, lavora per un’intesa soddisfacente nel centrodestra e conferma di avere le idee chiare sulla propria squadra e sui dossier più urgenti. La coalizione dev’essere all’altezza delle emergenze del Paese e delle aspettative degli elettori: Salvini auspica al più presto un vertice con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi”. Prima di tornare a vedersi, dopo l’infruttuoso incontro andato in scena lo scorso weekend ad Arcore, bisogna però trovare un punto di caduta condiviso su seconda e terza carica dello Stato.

Anche per questo le riunioni si susseguono a più livelli. A incontrarsi nella sede nazionale di Fdi, in via della Scrofa, sono quindi proprio La Russa e Calderoli (con loro anche il capogruppo di Fdi alla Camera, Francesco Lollobrigida, e i forzisti Licia Ronzulli e Alberto Barachini). Al termine il leghista, a chi gli chiede della presidenza di Palazzo Madama, si limita a rispondere di essere “pronto a fare tutto. Lavoriamo. Questa scelta sarà affidata ai nostri leader”.

La Russa invece sulle voci che vorrebbero Giancarlo Giorgetti al Mef afferma: “Potrebbe fare anche il generale delle Forze armate, tutto potrebbe fare Giorgetti, è un mio amico, non c’è ruolo che non possa svolgere”. Sui rumors riguardanti l’attuale ministro del Mise sembra soffermarsi anche la Lega quando spiega che “sarebbe motivo di grande soddisfazione e orgoglio occuparsi con un ruolo rilevante anche di Economia e Finanze”.

Anche perché Salvini, che al mattino vede proprio Giorgetti assieme all’altro vice Lorenzo Fontana, al capogruppo Riccardo Molinari ed Edoardo Rixi, non sembra voler alleggerire il tavolo dai vari ‘desiderata’ inviati a Meloni (Infrastrutture, Agricoltura, Affari regionali in chiave autonomia). Stesso discorso per quanto riguarda Forza Italia, con Berlusconi che in particolare spinge per far avere alla fidata Ronzulli un posto al tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. Il tempo per trovare la quadra tuttavia comincia a scarseggiare. Tra 48 ore si riuniranno le nuove Camere e cominceranno le votazioni per l’elezione dei presidenti, col rischio di partire subito con una fumata nera.(LaPresse)

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