I minacciati di serie A e quelli di serie B

In un mondo normale quello che è accaduto venerdì scorso avrebbe provocato una mobilitazione generale in difesa del nostro direttore responsabile, Maria Bertone. Un pericoloso criminale, che sta scontando l’ergastolo per un omicidio commesso nel quadro di una guerra di camorra, esponente dell’ala più violenta e sanguinaria del clan dei Casalesi, quella che fa capo a Francesco Bidognetti detto Cicciotto ’e Mezzanotte, è stato condannato al massimo della pena prevista per le minacce di morte indirizzate al capo della redazione di Cronache.
Manifestazioni di vicinanza e di solidarietà sono arrivate da esponenti della società civile, dagli schieramenti politici di destra e di sinistra e dall’Ordine dei Giornalisti della Campania. In questo quadro lascia a dir poco allibiti il silenzio del sindacato dei giornalisti. Un soggetto che per definizione dovrebbe tutelare i cronisti che lavorano nella nostra regione, soprattutto quando finiscono nel mirino di gente pericolosa. Chi vive e opera in Campania, soprattutto nel mondo dell’informazione, sa bene quali sono i pericoli ai quali si può andare incontro quando si scrive di certi soggetti.
I giornalisti di Cronache raccontano le vicende di camorra da quasi trent’anni, nelle province di Napoli e di Caserta. E minaccia dopo minaccia hanno capito che purtroppo chi in Campania fa informazione con la schiena dritta deve fare i conti non solo con l’arroganza e la violenza dei camorristi ma anche con un altro “sistema”. Quello del club dei “Minacciati di Serie A”, che gestisce una certa rete della solidarietà, puntuale e accorata solo per pochi eletti, e che prontamente si attiva per dare loro visibilità con ogni mezzo a disposizione.
Quando incombono gli appuntamenti elettorali la logica che sta dietro certe “campagne di solidarietà”, o dietro certi clamorosi silenzi, diventa ancor più evidente. Poco male. Per fortuna noi non viviamo di solidarietà, di premi o di comparsate. Siamo giornalisti e crediamo che questo significhi raccontare ai lettori ciò che succede nelle nostre martoriate terre. Continueremo a farlo senza romperci la testa per cercare di capire come mai il “sindacalista” Claudio Silvestri, in altre occasioni sempre pronto a pontificare, questa volta ha deciso di far finta che non siano affari suoi.

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