Il clima estremo affama il pianeta

NAPOLI – Il sistema alimentare globale è minacciato da guerre e crisi climatica. Su scala mondiale, i livelli di fame nel 2021, hanno superato tutti i record precedenti. E’ quanto emerge dal Rapporto globale sulle crisi alimentari (GRFC) pubblicato ieri. Il Global Network Against Food Crises è un’alleanza di attori umanitari e di sviluppo uniti dall’impegno ad affrontare le cause profonde delle crisi alimentari e promuovere soluzioni sostenibili attraverso analisi e conoscenze condivise, un coordinamento rafforzato nelle risposte basate sull’evidenza e sforzi collettivi in ​​tutto il settore umanitario. L’Unione Europea, la Fao e il Wfp hanno lanciato la Rete globale contro le crisi alimentari al Vertice umanitario mondiale del 2016 per affrontare le crisi prolungate e i disastri ricorrenti, ridurre la vulnerabilità e gestire i rischi, colmando il divario tra sviluppo e partner umanitari.

Cresce la fame
Il rapporto del 2022 parla di quasi 193 milioni persone gravemente insicure dal punto di vista alimentare e bisognose di assistenza urgente in 53 Paesi. Un dato in salita di quasi 40 milioni persone rispetto al precedente massimo raggiunto nel 2020. Questo aumento va interpretato con cautela, e può essere attribuito sia a un peggioramento della situazione di insicurezza alimentare acuta sia a una sostanziale espansione (del 22%) della popolazione analizzata tra il 2020 e il 2021. Tuttavia, anche considerando la quota della popolazione analizzata, la proporzione della popolazione ‘affamata’ è aumentata dal 2020. Il numero di persone in crisi acuta è quasi raddoppiato tra il 2016 e il 2021, in aumento rispetto a da 94 milioni a quasi 180 milioni. E’ probabile inoltre che la guerra in corso in Ucraina aggravi la situazione, con ripercussioni sui prezzi di cibo, energia e fertilizzanti.

Paesi poveri
Nel 2021 quasi il 70% del numero totale di persone in crisi acuta sono riferibili a dieci Paesi in crisi alimentare: Repubblica Democratica del
Congo, Afghanistan, Etiopia, Yemen, Nigeria settentrionale, Siria Repubblica araba, Sudan, Sud del Sudan, Pakistan e Haiti. In sette di questi il conflitto è stato il principale fattore di acuità dell’insicurezza alimentare.

Cause
Molteplici fattori che si alimentano l’uno con l’altro sono alla base della crescente insicurezza alimentare acuta. Nel 2021 sono conflitto (fattore principale che ha spinto 139 milioni di persone in 24 Paesi all’insicurezza alimentare acuta, rispetto a circa 99 milioni in 23 Paesi nel 2020); condizioni meteo estreme (oltre 23 milioni di persone in 8 Paesi, rispetto a 15,7 milioni in 15 Paesi); shock economici (oltre 30 milioni di persone in 21 Paesi, rispetto agli oltre 40 milioni di persone in 17 Paesi nel 2020 principalmente a causa delle ricadute della pandemia di Covid-19).

Clima
I fattori climatici hanno danneggiato le produzioni alimentari di tutto il mondo. Durante la stagione agricola 2020/2021 la produzione di cereali ha avuto esiti contrastanti a causa della siccità localizzata e delle inondazioni, che hanno colpito in modo particolare aree di Mali, Niger, Nigeria e Senegal. Siccità prolungata incantesimi e piogge irregolari hanno influito negativamente sui raccolti e sulla disponibilità di foraggio in tutto il Sahel, in Mauritania, nel Niger, aree nel nord del Senegal, Mali e Ciad. Le inondazioni hanno causato interruzioni ai mezzi di sussistenza e danni alle colture in piedi il Gambia, il Benin meridionale, il Ciad meridionale e nord-orientale, parti del il Niger e la Nigeria nordorientale. La produzione cerealicola regionale 2021/2022 è superiore del 2,7% rispetto a la media quinquennale, anche se con diminuzioni significative in tutti i Paesi del Sahel (-11%). Rispetto alla produzione di cereali 2020/2021 si registra una diminuzione del 2% a
il livello regionale. Le diminuzioni più significative anno su anno sono state segnalate in Niger (-39%), Mali (-15%) e Burkina
Faso (-10%).

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