Il Covid fa aumentare lo spreco di cibo

Secondo una ricerca dell’Osservatorio Metronomo più di un’azienda agroalimentare su 4 ha registrato un boom di sperperi. Buttare significa inquinare ed impiegare acqua, terreno ed energia invano

Nell’anno della pandemia il cibo finito nella spazzatura è aumentato. Lo spreco alimentare è un problema non solo etico, in quanto buttiamo alimenti non tenendo conto che c’è una grossa fetta di popolazione mondiale che non ha derrate sufficienti, ma anche ambientale. Si traduce nell’impiego inutile di acqua, terreno, energia, ed emissioni che inquinano l’aria senza che se ne tragga alcun beneficio. In questi mesi dettati dall’emergenza Covid il problema si è acuito. E’ quanto emerge da una ricerca dell’Osservatorio Metronomo, commissionata da Metro Italia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. E’ stato somministrato un questionario a oltre 230 fornitori italiani Metro di prodotti tipici locali con il duplice obiettivo di indagare gli impatti della pandemia sul business dei produttori italiani dell’agroalimentare e di comprendere se e come questa emergenza sanitaria abbia condizionato la produzione di eccedenze e sprechi alimentari per queste aziende.

SPRECO E PANDEMIA
Il 26% degli intervistati ( più di uno su 4) ha dichiarato di aver registrato un aumento dei propri sprechi alimentari nel corso del 2020, a causa delle chiusure ad intermittenza e dell’incertezza generale vissuta sul mercato. Per il 44% delle aziende che hanno registrato un incremento di spreco alimentare, tale incremento è cresciuto in modo significativo, ovvero in un range tra il 6 e il 15%. Gli sprechi si sono ridotti per 7 aziende su 100, sono rimasti invariati per il 67% degli intervistati.

CONFEZIONAMENTO
Se la pandemia ha portato a una riduzione della produzione e delle vendite lungo la filiera agroalimentare di prodotti tipici nazionali, è stata anche un importante driver per l’ottimizzazione e la riduzione dei packaging che ha riguardato il 42% delle aziende intervistate. All’interno del campione circa il 23% degli intervistati ha inoltre dichiarato di aver colto l’occasione di rinnovare i materiali delle confezioni per adottare packaging più sostenibili necessità che, per il 25% degli intervistati, è arrivata per rispondere al bisogno dei loro clienti, professionisti o distributori grossisti.

Ridurre le eccedenze
Sono molteplici le azioni che le aziende intervistate stanno cercando di mettere in campo per cercare di prevenire la produzione di eccedenze e, se presenti, di fare in modo che non diventino uno spreco. Il 60% dei produttori dichiara che la logistica è una fase fondamentale e che preferisce effettuare consegne con volumi ridotti di prodotto. Questo comportamento è aumentato del 21% rispetto al pre pandemia. Per l’86% dei produttori risulta inoltre chiave l’attenzione al tema dei formati e dei packaging. Un ritardo riguarda invece l’utilizzo di applicazioni digitali che favoriscano la rivendita di prodotti in mercato secondari. Simili applicazioni, oggi, non vengono adottate dal 75% degli intervistati. L’8% dichiara però di averne iniziato a fare uso per gestire le eccedenze generate proprio durante i mesi di lockdown.

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